SENTIERI DEL VIDEO

Quando Messenger debuttò nel pleistocene

La cancellazione del servizio è un ulteriore indirizzo della caratteristica sincretica che ha preso il web: le nuove applicazioni sono in realtà piattaforme che incorporano le funzioni che prima erano sparse in vari software

Pubblicato il 28 Nov 2012

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La notizia è contenuta in poche righe: Microsoft chiude Messenger, o meglio lo integra dentro Skype che ha comprato l’anno scorso per la modica somma di 8,5 miliardi di dollari. L’unico paese in cui resterà Messenger è la Cina, perché in quel paese industrioso, ma non proprio liberale Skype è soggetto a comprensibili limitazioni.
Chiude così un colosso che dichiara 330 milioni di utenti mensili (solo 170 per Skype) e che ha una diffusione maggiore di Skype (40,6% dei clienti di chat contro il 27,4), che ci ha letteralmente regalato la messaggeria istantantanea, che tutti abbiamo conosciuto tramite Messenger, ma che rimane fatalmente legato ad un’epoca precedente ai social network. Il suo vero killer, da questo punto di vista, è Facebook che riesce a fare, oltre a tutte le sue altre funzioni, tutte le cose che faceva Messenger. Un precursore: era nato nel 1999, un’epoca che ci appare preistorica. Gli uomini primitivi, privi dei social network e degli smartphone, disegnavano bisonti sulle pareti delle caverne, ma non potevano mandare la fotografia ai colleghi perché i cellulari inviavano solo gli Sms. Con Messenger fecero un deciso passo avanti; solo nel millennio successivo poterono permettersi la live chat, e dieci anni dopo twittavano a tutto spiano.

Scherzi a parte, il social networking è diventato ubiquo e mobile; per molte persone coincide con la vita stessa. Messenger era nato statico, dentro un web ancora poco visivo. Senza questa vittoria del visuale (dovuta in parte alla facilità che ha raggiunto la circolazione delle immagini e dei video sul web, ma anche a profonde motivazioni sociali) non si spiega il successo di Skype, contrapposto ai mille insuccessi dei videotelefoni e anche delle “videochiamate” e dei “videofonini” di Tre. E non si spiega nemmeno l’arrivo dei tablet e l’allargamento dei display degli smartphone (Galaxy Samsung, iPhone 5).
Si preannunciano tempi duri per tutto ciò che non sa dotarsi di una intuitiva e interattiva interfaccia visiva.
Infine, la cancellazione di Messenger è un ulteriore indirizzo della caratteristica sincretica che ha preso il web: le nuove applicazioni sono in realtà piattaforme che incorporano le funzioni che prima erano sparse in vari software. La funzione trionfa, ma l’applicazione in cui è nata diventa sempre più inutile. Per questo, se inventate qualcosa di importante, cercate di venderla appena si è valorizzata a qualche pesce grosso, altrimenti il pesce grosso vi mangerà.

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