CLEAN IT

Cancellieri: “Anche l’Italia nel progetto anti-terrorismo via web”

Il ministro dell’Interno annuncia l’adesione a Clean IT, finanziato dalla Commissione europea. Ma sull’iniziativa le critiche delle associazioni per i diritti civili: obiettivi confusi, alti costi di gestione

Pubblicato il 29 Gen 2013

L.M.

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C’è anche l’Italia nel progetto europeo Clean IT per limitare l’uso di Internet a fini terroristici. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, comunicando l’adesione formale del nostro Paese all’iniziativa durante il suo intervento alla tavola rotonda organizzata a Bruxelles nell’ambito della conferenza sugli estremismi violenti, sulla “comunicazione sull’estremismo violento e contro la messaggistica via Internet”.

Secondo la Cancellieri c’è infatti bisogno di una “controffensiva” e di un “impegno corale” per combattere “la relazione simbiotica tra terrorismo e pubblicità”, rafforzata e diffusa dal web.

Lanciato nel 2011 e finanziato dalla Direzione generale Giustizia, Libertà e Sicurezza della Commissione Ue, il progetto mira a incentivare il dialogo tra governi, imprese e società civile sul terrorismo online per cercare insieme le giuste soluzioni.

Clean IT è l’estensione di un analogo progetto mirato a contrastare i “contenuti illegali online”, ma è stato rivisto per essere centrato su un obiettivo più specifico: “ridurre l’impatto dell’uso della rete da parte delle organizzazioni terroristiche”.

Il progetto è stato criticato da più parti, sia da osservatori indipendenti sia da organismi privati come l’Edri (European Digital Rights), che riunisce 32 associazioni per i diritti civili. Motivi delle critiche: gli alti costi di gestione, la mancanza di obiettivi chiari, il suo sconfinamento in campo legale e le possibili minacce alla libertà di parola che possono derivare dalle sue iniziative. Un suo recente rapporto sul terrorismo sul web è stato finanziato con circa 400.000 euro e contestato da alcuni media perché, per esempio, suggeriva che gli Internet Service Provider aggiungano una clausola ai loro contratti in cui chiedono agli utenti di non usare la rete “con fini nocivi”. Un consiglio, secondo i critici, destinato a rimanere inascoltato.

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