FINANZA CREATIVA

Facebook: zero tasse grazie a un escamotage legale

Gli attivisti di “Citizens for Justice” hanno scoperto che il social network non solo non dovrà pagare il Fisco, ma addirittura dovrà essere rimborsato per 429 milioni di dollari

Pubblicato il 19 Feb 2013

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Non solo Facebook non pagherà tasse federali per l’anno fiscale 2012, ma riceverà dal Fisco statunitense un rimborso di 429 milioni di dollari.

A svelarlo è il gruppo di attivisti riuniti nell’organizzazione “Citizens for Tax Justice”, in una pubblicazione rilanciata dai principali media americani.

Spulciando tra le note a pie’ pagina relative alla tassazione, contenute nel report sull’anno finanziario appena trascorso diffuso dal gruppo a fine gennaio, l’associazione ha scoperto che, per quel periodo, l’azienda fondata da Mark Zuckerberg ha riportato ricavi per 1,1 miliardi di dollari e 559 milioni di debito verso l’agenzia delle tasse.

Nello stesso tempo, però, la company sostiene di avere 1,03 miliardi di dollari di “excess tax benefit” relativi all’esercizio delle stock option e altri “equity awards”. In altre parole, nei confronti del Fisco ha un debito di 559 milioni e un credito di 1,03 miliardi. Facendo la sottrazione, e togliendo la porzione del credito usata per pagare le imposte statali, restano circa 429 milioni di dollari che il governo federale deve rimborsare a Facebook.

Tutto questo è possibile – e anche perfettamente legale – perché il gruppo di Zuckerberg usa le azioni soprattutto per compensare i suoi dipendenti e ha il diritto di contabilizzare le stock option come spese che riducono i profitti. Fino all’anno scorso il social network non era quotato in Borsa e quindi non aveva l’obbligo di rivelare tutte queste informazioni. Ora lo è, e perciò ha accumulato nella sua dichiarazione tutti gli ingenti compensi che aveva elargito finora attraverso il passaggio delle azioni. Risultato: l’enorme “excess tax benefit” ammassato, che consente a Facebook non solo di non pagare tasse, ma di avere diritto a un ingente rimborso.

I portavoce dell’azienda hanno rifiutato, per il momento, di commentare l’accaduto. Però l’ufficio stampa ha invitato i reporter a riguardare le dichiarazioni fatte dal Chief financial officer, David Ebersman, durante una passata conversazione con gli analisti. All’epoca Ebersman aveva citato i benefici fiscali accumulati e aveva anche ricordato che Facebook aveva chiuso l’anno con circa 10 miliardi in investimenti e contante, che “ci danno grande flessibilità e protezione dai rischi”.

È da tempo che i big informatici statunitensi sono preda di critiche per le modalità “creative” con cui gestiscono il pagamento delle tasse. Solo per fare qualche esempio relativo a Facebook, lo scorso ottobre il quotidiano britannico “The Indipendent” ha denunciato che il social network ha pagato solo 238mila sterline di tasse per le sue attività nel Regno Unito a fronte d’introiti pari a 175 milioni. L’escamotage utilizzato è del tutto legale ed è peraltro prassi comune per i colossi dell’era 2.0 come Apple, Google e Amazon: “esportare” i profitti in Irlanda, dove si trova il quartier generale di Facebook per l’Europa e dove il regime fiscale è più favorevole.

E lo scorso dicembre la Guardia di Finanza ha avviato verifiche su Facebook Italia per riscontrare il corretto adempimento degli obblighi tributari nel nostro Paese.

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