LO STUDIO

Deloitte: beni di consumo, niente crisi per i big hi-tech

Samsung, Apple e Panasonic sul podio dei maggiori produttori di consumer goods. Dario Righetti (Deloitte): “Parte la caccia al consumatore digital”

Pubblicato il 02 Apr 2013

L.M.

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Nessuna crisi per i giganti nella produzione di beni di consumo. Nonostante il persistere della congiuntura negativa nell’eurozona, nell’esercizio fiscale 2011 (che comprende tutti gli esercizi fiscali che si sono conclusi entro il 30 giugno 2012) le vendite dei 250 più grandi produttori di beni di consumo a livello mondiale hanno superato i 3.118 miliardi di dollari, registrando una crescita del 7% rispetto all’anno precedente.

È uno dei dati rilevanti emersi del nuovo studio “Global Powers of Consumer Products 2013” pubblicato oggi da Deloitte Touche Tohmatsu Limited.

Lo studio, che stila la classifica mondiale sulla base delle vendite delle società produttrici di beni di consumo, ha inoltre rilevato come l’esercizio fiscale 2011 sia stato un’annata positiva per circa l’80% dei Top 250 produttori di beni di consumo.

Per il quinto anno consecutivo, Samsung si conferma leader indiscusso della classifica dall’alto dei suoi 150 miliardi di fatturato, con una crescita del 6,7% rispetto all’anno precedente. Apple, con una crescita dei ricavi del 66%, si aggiudica meritatamente la posizione n. 2 sul podio dei giganti, declassando Nestlè (dalla seconda alla quarta posizione) e superando Panasonic, che è terza.

Nel complesso i Top10, che rappresentano quasi un terzo delle vendite della Top250, sono cresciuti in termini di ricavi del 4,8%, nonostante ben 4 aziende su 10 abbiano registrato un calo delle vendite nel corso dell’esercizio fiscale 2011.

Risultati positivi anche a livello di redditività media; gli utili netti hanno raggiunto una media del 6,9% sul fatturato.

“I mercati emergenti – ha commentato Lawrence Hutter, global consumer Business leader di Deloitte Touche Tohmatsu Limited – saranno il motore della crescita per le imprese di prodotti di consumo grazie allo sviluppo della classe medio-alta e alla domanda proveniente da queste aree. Infatti tali mercati continuano la loro rapida crescita e sia i produttori nazionali sia quelli esteri vogliono beneficiare di questa opportunità”.

Anche quest’anno sono 6 i gruppi italiani che rientrano nella Top250 mondiale, che insieme hanno generato 39,3 miliardi di dollari nell’esercizio fiscale 2011. Vengono dunque confermate Ferrero, Luxottica, Pirelli, Barilla, Indesit e Perfetti Van Melle. Mentre Parmalat, acquisita dal Gruppo Lactalis (34°), esce dalla classifica.

Delle italiane nella Top250, la migliore in termini di performance di vendite è stata Pirelli (+16,6%) che guadagna ben otto posizioni in classifica raggiungendo il 101° posto.

Ferrero, si conferma al primo posto fra i gruppi italiani, piazzandosi all’82° posto, superando i 10 miliardi di dollari di ricavi con una crescita che sfiora la doppia cifra.

Terza best performer è Luxottica che con 8,6 miliardi di dollari di ricavi (+7,3%) si inserisce al 93° posto. Un po’ più in sofferenza, con una perdita rispettiva di 16 e 20 posizioni in classifica, Barilla e Indesit, quest’ultima è l’unica a registrare un segno negativo nelle vendite.

Chiude il gruppo delle italiane Perfetti Van Melle con un fatturato in crescita del 5,5% supera i 3 miliardi di dollari di ricavi ed è la migliore delle italiane in termini di redditività, con un incremento degli utili netti del 7,5%.

Dario Righetti, partner Deloitte e responsabile nazionale per il settore del Consumer Business, afferma: “Ancorché ben cinque dei sei gruppi italiani abbiano visto aumentare le proprie vendite e migliorare margini e profittabilità, la perdita di posizioni in classifica per alcuni di loro è principalmente dovuta alle difficoltà del bacino del Mediterraneo. Infatti tali risultati sono in linea con le performance dei distributori, nettamente migliori in Medio Oriente, Sud America e Asia rispetto all’eurozona”. Continua l’esperto di Deloitte: “Per quanto riguarda il consumatore odierno, sempre più ‘digital’, è da rilevare che sono oltre 35 milioni gli internauti in Italia e oltre 23 milioni gli utenti Facebook. Ciò complica il lavoro delle aziende nel costruire e mantenere brand forti dal momento che sono notevolmente aumentate le minacce al brand stesso poiché i consumatori hanno un potere maggiore grazie al passaparola e alle opinioni scambiate online. Dalle nostre analisi risulta infatti che il 69% degli individui viene influenzato al momento dell’acquisto dal passaparola e dalle recensioni online dei prodotti. Ciò comporta per le aziende la necessità di rivedere continuamente il loro modello comunicativo-relazionale con il consumatore”.

A livello geografico, dal nuovo studio “Global Powers of Consumer Products 2013” emerge come le imprese che hanno sede in America Latina hanno registrato il livello più alto di crescita di ricavi nel periodo 2006-2011 con un tasso annuo del 22,2%.

Buone notizie anche dalle imprese europee, che nonostante il permanere di una situazione economico-finanziaria critica, confermano un incremento delle vendite del +4,3% rispetto all’esercizio fiscale 2010, grazie ad una crescita delle vendite a doppia cifra registrata dalla imprese francesi (+14,5%); positivo anche l’andamento degli utili netti che costituiscono l’8,8% dei ricavi.

“Se guardiamo le performance degli ultimi cinque anni – prosegue l’esperto di Deloitte – i più veloci a crescere sono proprio i produttori dei Paesi emergenti, mercati di altissimo interesse grazie alla crescente presenza della cosiddetta middle-class che solo in Cina raggiungerà i 340 milioni di individui entro il 2016, mentre oggi in Brasile sono 48 milioni e in Africa già 70 milioni di consumatori. Inoltre – continua – già oggi oltre 1 cinese su 2 è in possesso di uno smartphone, 1 su 3 in Brasile e Russia. Si prospetta un incremento esponenziale degli smartphone nei Paesi Brics del 72% da qui al 2015 che influenzerà drasticamente le decisioni di acquisto dei consumatori”.

“La proliferazione dei punti di contatto con i potenziali consumatori sta accrescendo l’ammontare dei dati e delle informazioni a disposizione delle aziende: pertanto – continua Righetti – confermo che diventa fondamentale pensare a strategie omni-channel in linea con tutte le funzioni aziendali, marketing, vendite e IT su tutte, affinché si possano implementare azioni commerciali personalizzate che incrementino la customer experience dei consumatori e li avvicinino sempre più ai prodotti in vendita”.

“Per quanto riguarda l’Italia, dal quadro sopra esposto si conferma un quadro difficile per il nostro Paese contraddistinto da difficoltà ma anche opportunità. Citando le recenti parole del Presidente di Confindustria, sono convinto che non ci sia più tempo, poiché il rilancio dell’economia nazionale pertanto deve essere l’obiettivo primario nelle strategie per la salvaguardia della competitività, delle eccellenze italiane, dell’occupazione. Infatti qualità, disponibilità e produttività della forza lavoro erano e rimangono i fattori chiave in grado di pilotare i programmi di innovazione delle aziende. Senza il sostegno nei progetti di crescita, innovazione e internazionalizzazione delle imprese italiane è impossibile tornare a creare occupazione e sarà difficile costruire il futuro del Paese stesso: oggi più che mai la politica si deve assumere le proprie responsabilità” conclude l’esperto di Deloitte.

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