EUROPA

Reding: “Il cloud ci farà uscire dalla crisi”

La nuvola consentirà di creare circa 2,5 milioni di posti di lavoro. Ma il commissario Ue alla Giustizia avverte: “Serve modificare la struttura contrattuale tra clienti e provider”. Bruxelles a caccia di esperti per stilare una strategia ad hoc

Pubblicato il 24 Giu 2013

F.Me.

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Il cloud ci farà uscire dalla crisi, nel senso che con il suo pieno sviluppo si potranno creare “2,5 milioni di nuovi posti di lavoro e aggiungere circa l’1% l’anno al pil europeo entro il 2020″. E’ la stima della vicepresidente della Commissione e responsabile per la giustizia europea, Viviane Reding, secondo la quale uno dei principali ostacoli dello sviluppo di questa tecnologia è la struttura giuridico-contrattuale tra clienti e provider. “L’incertezza sui contratti di cloud computing può ostacolare il commercio transfrontaliero”, ha spiegato Reding, che oggi ha lanciato un appello perché gli esperti del settore presentino candidature per collaborare con la Commissione europea per identificare nuovi standard “equi e sicuri” per i termini contrattuali da applicare ai servizi di cloud computing. Gli esperti, secondo Bruxelles, dovranno aiutare a risolvere le preoccupazioni di privati e aziende che attualmente “sono riluttanti ad usare i servizi cloud perché i contratti attuali sono o poco chiari o troppo favorevoli ai fornitori del servizio”, ha puntualizzato il commissario.

Gli esperti saranno selezionati fra fornitori di servizi di cloud computing, consumatori e piccole imprese, mondo accademico e operatori del settore giuridico. La collaborazione contribuirà all’elaborazione della strategia della Commissione sul cloud computing, allo scopo di facilitare l’adozione e lo sviluppo di servizi di cloud computing nell’Ue.

Lo scorso settembre, la Commissione europea ha adottato la strategia “Sfruttare il potenziale del cloud computing in Europa” basata sull’individuazione di condizioni sicure ed eque per i contratti di cloud computing. Le clausole contrattuali tipo possono contribuire ad agevolare gli accordi contrattuali tra i prestatori di servizi di cloud computing e i consumatori e le piccole imprese, facilitando anche l’applicazione della Direttiva Ue sulla tutela dei dati personali (95/46/CE).

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