LETTERA APERTA

Datagate, i giganti del web pressano Obama: 5 regole per cambiare

Aol, Facebook, Google, Linkedin, Microsoft, Twitter e Yahoo! difendono il proprio business e si appellano alla Casa Bianca e ai governi mondiali, chiedendo una riforma delle leggi sulla sorveglianza: “Capiamo le necessità di sicurezza, ma a volte mettono a rischio le libertà”

Pubblicato il 09 Dic 2013

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I giganti di Internet, preoccupati dalle polemiche in scala planetaria che si sono scatenate sull’onda del cosiddetto “datagate”, si coalizzano e fanno fronte comune. Ufficialmente per tutelare le libertà dei cittadini, ma non si può sottovalutare il fatto che non vogliano vedere minacciato il proprio business, basato proprio sull’acquisizione dei dati sensibili degli utenti. “E’ tempo per i governi mondiali di affrontare le pratiche e le leggi che regolano la sorveglianza degli individui e l’accesso ai loro dati sensibili – si legge sulla pagina internet dedicata al loro appello al presidente degli Stati Uniti e al Congresso – Capiamo che i Governi abbiano bisogno di agire per proteggere la sicurezza dei propri cittadini, ma crediamo fortemente che ci sia bisogno di una riforma”. E le firme sono altisonanti: Tim Armstrong, presidente e Ceo di Aol, Mark Zuckerberg, ceo di Facebook, Larry Page, ceo di Google, Erika Rottenberg, vicepresidente e responsabile dell’area legale di Linkedin, Brad Smith, vicepresidente e responsabile dell’area legale di Microsoft, Dick Costolo, ceo di Twitter e Marissa Mayer, ceo di Yahoo!.

Cinque i principi che i big della rete propongono a Washington e ai Governi:

Limitare il potere dei Governi di accedere e conservare informazioni sugli utenti: “i Governi – affermano – dovrebbero limitare la loro sorveglianza a utenti specifici e conosciuti per scopi legali, senza prendere informazioni di massa sul traffico in rete.

Vigilanza e responsabilità: “I servizi di intelligence – scrivono – dovrebbero muoversi attraverso in un sistema di legalità in cui sarebbero così sottoposti a un severo sistema di controlli e bilanciamenti”.

Trasparenza sulle richieste dei Governi: “dovrebbero autorizzare le aziende a pubblicare il numero e la natura delle richieste si informazioni sugli utenti che ricevono, e dovrebbero essi stessi rendere pubblici questi dati”.

Rispetto del libero flusso delle informazioni: “La possibilità per le informazioni di circolare o essere disponibili attraverso i confini – si legge – è essenziale per l’economia globale del ventunesimo secolo. I governi dovrebbero permettere questi trasferimenti di dati senza limitarne l’accesso per aziende o privati, e non dovrebbero richiedere ai provider di collocare le infrastrutture dentro i confini di uno Stato”.

Evitare i conflitti tra Stati. “Dove le leggi di una giurisdizioni vanno in conflitto con quelle di un’altra – sostengono i big della rete – dovrà essere prioritario per i Governi lavorare insieme per trovare una soluzione”.

“C’è un bisogno reale di maggiore apertura e nuovi limiti sui modi in cui i governi ottengono le informazioni. Quello statunitense dovrebbe cogliere questa opportunità per guidare questo impegno di riforma”, afferma Mark Zuckerberg, ceo di Facebook, motivando la sua adesione all’appello.

“La sicurezza dei dati degli utenti è un fattore critico, per questo investiamo tanto in questo campo e combattiamo per la trasparenza sulle richieste dei Governi”, aggiunge Larry Page, ceo di Google. E da Yahoo! gli fa eco la ceo Marissa Mayer: “Le recenti rivelazioni sulle attività di sorveglianza del Governo hanno scosso profondamente la fiducia dei nostri utenti – afferma – ora è tempo per gli Stati Uniti di ricostruire questa fiducia assicurando la trasparenza delle azioni del Governo”.

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