CAMERE E INNOVAZIONE - 4

Boccadutri (Sel): “Serve la commissione Agenda digitale”

Il deputato: “Siamo costretti a lavorare a questo progetto nei ritagli di tempo, ma non si può lasciare un tema così importante alla buona volontà politica dei singoli. A volte il freno è rappresentato proprio dagli stessi parlamentari”

Pubblicato il 03 Apr 2014

Antonello Salerno

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Pubblichiamo le opinioni dei deputati e dei senatori che hanno aderito all’intergruppo sull’Innovazione. Un insieme di eletti bipartisan che “fa gruppo” con l’obiettivo di sensibilizzare i Palazzi e indirizzare i provvedimenti esaminati da aule e commissioni per “rimettere il digitale al centro delle decisioni parlamentari”.

Risponde Sergio Boccadutri, classe 1976, eletto alla Camera nella lista Sinistra Ecologia e Libertà, iscritto al gruppo di Sel e membro della commissione Bilancio.

Onorevole Boccadutri, perché ha deciso di aderire all’intergruppo sull’innovazione?

Il tema dell’innovazione e del digitale pervade ormai ogni campo del nostro impegno: io sono d’accordo con chi propone una quindicesima commissione sull’agenda digitale, da cui passino tutti i provvedimenti normativi che hanno attinenza con questi temi. La sfida della trasparenza e dell’e-gov non riguarda soltanto il Governo, ma tutti, per rendere l’attività legislativa più trasparente, creando il presupposto per la comunicazione verticale e orizzontale. Verticale con i cittadini, e orizzontale tra le agenzie e i dipartimenti, perché i dati possano essere trasparenti. La stessa Camera, ad esempio, non ha la possibilità di accedere ad alcuni archivi: il legislatore, e questo è emerso ad esempio con la questione degli esodati, ha difficoltà perché a volte deve chiedere permesso all’ente o al soggetto che hai dati. Questo è incredibile perché rallenta l’attività legislativa ma anche la capacità del legislatore di impattare sui problemi, e di conoscerli a meglio.

Questo intergruppo è il modo per iniziare a lavorare anche se la commissione ancora non esiste?

Sì, anche se è molto difficile: siamo costretti a farlo nei ritagli di tempo, mentre con una commissione ad hoc tutto sarebbe molto più semplice. Per valutare una legge che potrebbe avere un impatto sul digitale sarebbe meglio poter contare su una struttura specifica. Sono molto contento di questa iniziativa, ma è importante che diventi istituzionalizzata dal Parlamento, perché non può essere lasciata alla buona volontà politica dei singoli. Dovrebbe diventare l’espressione della volontà politica delle amministrazioni della Camera e del Senato.

Quali sono le questioni più importanti su cui spingere nella prima fase?

Al primo punto c’è da favorire la diffusione della banda larga nel nostro paese. La trasparenza dà risultati se ci sono gli strumenti per accedervi. Dal punto di vista del diritto all’accesso siamo troppo in ritardo, dobbiamo ricordare che oggi ci sono ancora scuole non connesse, e che ci sono tutte le tecnologie che consentono di superare qualunque problema tecnico. A seguire ci sono una serie di temi aperti e da approfondire, dall’identità elettronica al borsellino elettronico alla mia legge sull’e-payment. E poi c’è tutto il tema della logistica: abbiamo dei colli di bottiglia nel trasporto delle merci. Il sistema del trasporto su gomma, su rotaia e su nave non comunicano tra loro. Su questo un lavoro importante lo sta facendo l’Agenzia delle Dogane, che ha un sistema molto efficiente, preso a esempio anche per molti altri paesi europei, come lo sportello unico doganale.

Che tipo di seinsibilità ha registrato tra gli altri parlamentari su questi temi?

Spesso la reazione è “Sono interessato ma delego”, ma per molti non c’è nemmeno la molla dell’interesse. E’ normale, l’Italia è una terra di mezzo da questo punto di vista. Molte cose si potrebbe fare qui dentro, ma spesso il freno è rappresentato proprio dagli stessi parlamentari.

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