LA RICERCA

Federprivacy: “Fuorilegge il 67% dei siti italiani”

Dossier trasmesso al Garante e al Quirinale. Il presidente Nicola Bernardi: “Ma la portata del fenomeno è molto più estesa”

Pubblicato il 23 Set 2014

A.S.

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Su 2.500 siti web di enti e imprese italiane, in 1.690 casi non è rispettato l’obbligo di informare l’interessato su come saranno trattati i suoi dati personali in violazione dell’art. 13 del Codice della Privacy, e in molti casi non è rispettata neppure la richiesta di consenso al trattamento dei dati di cui all’art.23. Nel 55% dei casi, a non dare idonea informativa all’interessato, sono piccole e medie imprese, mentre il 17% dei siti web che omettono di dare l’informativa svolgono attività in settori legati alla salute, e che quindi trattano dati sensibili, come ad esempio, ospedali, cliniche, laboratori di analisi, studi medici, dentisti, chirurghi, etc. Significativo il fatto che nel 7% dei casi, a commettere tali violazioni siano aziende informatiche, come web agency o società di consulenza nel settori di internet, che spesso sviluppano esse stesse numerosi altri siti web per i loro clienti. Risulta inoltre che il 6% dei contravventori siano soggetti di condizioni economiche e dimensionali notevoli, come grandi aziende, multinazionali, enti pubblici, e anche personalità come artisti, politici e altri vip.

E’ quanto emerge dai risultati dello studio di Federprivacy che ha preso in esame 2.500 siti web di aziende italiane per verificare il rispetto del Codice della privacy. “Nonostante le attività ispettive del Garante per fronteggiare le violazioni si svolgano costantemente sul territorio nazionale – commentano dall’associazione – il rispetto della privacy dei cittadini è una realtà ancora lontana in Italia, specialmente nel web, dove spesso agli utenti che desiderano accedere ai vari servizi online è richiesto di compilare dei form di contatto, fornendo le loro informazioni personali, senza però sapere come saranno in realtà utilizzati i propri dati”.

“E’ infatti un diritto dell’interessato quello di ricevere un’idonea informativa sul trattamento dei dati personali per poter essere in grado di scegliere se prestare o meno il proprio consenso – continua la nota di Federprivacy – e l’art. 161 del Dlgs 196/2003 punisce le infrazioni a tale prescrizione con sanzioni pesantissime che vanno dai 6.000 ai 36.000 euro, cifre che possono essere anche raddoppiate se tali violazioni coinvolgono numerosi interessati, come nel caso di siti internet accessibili al pubblico, o addirittura quadruplicate se il contravventore è un soggetto facoltoso”.

“L’ammontare delle violazioni rilevate nell’arco di un solo mese è stimata, codice alla mano, intorno ai 24 milioni di euro – spiega il presidente di Federprivacy, Nicola Bernardi – ma la portata del fenomeno è molto più estesa perché i domini registrati presso il Registro.it del Cnr sono ad oggi circa 2,5 milioni, e questo significa che il campione analizzato equivale ad appena un millesimo dei siti italiani. L’entità di queste infrazioni, che sono pure alla bella vista di tutti su internet, è quindi potenzialmente calcolabile in alcuni miliardi di Euro”.

Federprivacy ha trasmesso il proprio dossier al Garante, Antonello Soro e alla presidenza della Repubblica, “ai quali spetterà valutare i provvedimenti più idonei – spiegano dall’associazione – per arginare questo fenomeno ormai dilagante che minaccia la privacy dei cittadini, e penalizza le casse dello Stato in modo pesantissimo per le multe non contestate”.

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