MERCATI

Ibm alla guerra sul cloud, Ginni Rometty: “Cambio di rotta subito”

Profitti in calo di quasi il 100% dopo la cessione del ramo chip in perdita per cui l’azienda ha sborsato 1,5 miliardi. Il Ceo sotto osservazione: serve una svolta radicale

Pubblicato il 21 Ott 2014

Patrizia Licata

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Solo ieri Ibm annunciava la cessione del ramo di attività connesso con la produzione di chip alla GlobalFoundries: un segnale per gli investitori che Big Blue sta facendo di tutto per liberarsi dei business meno redditizi e rinnovarsi nell’era del cloud, ma non sufficiente, perché oggi i risultati trimestrali del colosso dell’informatica hanno fatto crollare del 7% il valore del titolo in Borsa.

Ibm ha praticamente azzerato gli utili nel terzo trimestre, con un calo del 99,6% a 18 milioni di dollari, un tracollo rispetto ai 4 miliardi dello stesso periodo dell’anno precedente. Sul crollo dei profitti pensa senza dubbio la cessione della divisione chip, in perdita, e ceduta alla GlobalFoundries sborsando 1,5 miliardi di dollari. Ma non solo. Ibm registra anche una contrazione del fatturato, sceso del 4% a 22,4 miliardi di dollari, mentre l’utile rettificato del gruppo è stato pari a 3,68 dollari per azione, contro l’attesa degli analisti di un profitto di 4,32 dollari per azione, su un fatturato di 23,39 dollari. I risultati sono dunque sotto le stime del mercato e anche sotto le previsioni della società stessa, che così accantona l’obiettivo di un utile per azione di 20 dollari nel 2015.

“Siamo delusi dalla nostra perfomance. I nostri risultati mettono in evidenza una velocità di cambio senza precedenti nella nostra industria”, ha commentato la Ceo Ginni Rometty, sottolineando che Ibm “ha molto da fare e deve farlo velocemente”.

Le difficoltà per un colosso tradizionale come Ibm sono legate proprio al cambio di passo dell’It, oggi sempre più un servizio on-demand basato sulla “nuvola”. “Ibm si trova sul lato sbagliato della catena del valore dell’It odierno”, osserva Dan Ives, analyst di Fbr. “La crescita è tutta nel cloud” e, aggiunge l’analista, le aziende “mature” hanno grandi difficoltà nella transizione verso il cloud computing. Oggi le attività nelle aree “nuove” e ad alto tasso di crescita (cloud computing, mobile, business analytics, social e servizi di security) contribuiscono solo per il 25% alle revenues di Ibm, il grosso del fatturato è prodotto dai business in contrazione. Il compito della Ceo Rometty è ribaltare la proporzione.

Un dato parla per tutti: il calo della domanda dei clienti in Brasile, Russia e China, tre dei Paesi Bric. Le vendite in questa area sono scese del 7% nello scorso trimestre per Ibm, segno che le aziende dei mercati emergenti ad alto tasso di crescita accedono all’It in modo nuovo, rivolgendosi ai modelli software-as-a-service anziché investire in costosi hardware e servizi di consulenza. Le rivali di oggi di Ibm sono aziende di nuova concezione, molto più agili, come Amazon e Google.

Per Ibm i guai certo non cominciano oggi: per nove trimestri consecutivi Big Blue ha riportato revenues e profitti in flessione. Ibm ha però spiegato che l’accordo con GlobalFoundries, che ora pesa tanto sugli utili, va visto in prospettiva: l’azienda americana si libera di un’attività in perdita per il cui rilancio e aggiornamento avrebbe dovuto investire miliardi.

Altre grandi aziende dell’It stanno sperimentando problemi simili a quelli che vive Ibm, nota il Financial Times, da Sap a Oracle. Per Patrick Moorhead, analista statunitense del mercato hitech, si tratta ancora di un segnale che questi colossi tradizionali sono lenti a reagire alle nuove tecnologie cloud.

Ginni Rometty è consapevole delle sfide che deve affrontare e ha già più volte indicato che cloud, mobility e analytics sono le aree su cui puntare per tornare a crescere, come dimostrato anche dall’acquisizione del fornitore di servizi cloud SoftLayer Technologies e dall’investimento di 1 miliardo di dollari per sviluppare e commercializzare Watson, il sistema di cognitive-computing di Ibm.

Ma molti analisti pensano che la Rometty debba essere molto più decisa e radicale nel suo piano di trasformazione. “La road map che Ibm si era data non conta più, l’azienda va reinventata da capo”, sostiene Steve Milunovich, analista di Ubs. “Sarà un processo complesso e doloroso”.

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