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Roberto Saviano: “Il digitale è libertà”

L’autore di Gomorra in collegamento allo Iab Forum: “Il mio lavoro è possibile per l’80% grazie al Web”. E sui social network dice: “Sono l’occasione di confronto per creare nuovi format”

Pubblicato il 25 Nov 2014

Domenico Aliperto

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“Il digitale è libertà. È lo strumento migliore per diffondere idee e costruire comunità che i mezzi tradizionali spesso considerano marginali. E l’80% del mio lavoro è possibile grazie al Web”, l’ha detto Roberto Saviano stamattina, in collegamento con la sessione plenaria della prima giornata dello Iab forum, a Milano. Interrogato su come i nuovi media lo aiutano a vincere l’isolamento causato dal programma di protezione a cui è sottoposto, e in che modo sfrutta la tecnologia per declinare la sue attività editoriali, lo scrittore napoletano autore di Gomorra e molte altre pubblicazioni d’inchiesta ha spiegato che Internet e i social network gli hanno permesso di vivere un’esperienza senza precedenti: “Anche fuori dall’Italia, è impossibile trovare due milioni di fan che seguono un autore che non si occupa di fiction. Ma c’è molto di più. Il contatto costante con loro, anche con i detrattori, mi nutre, genera un confronto che mi aiuta costantemente a capire come si stanno evolvendo le varie forme di comunicazione. E questo ha implicazioni non solo sui social network in senso stretto, ma anche su altre piattaforme on line, come per esempio Youtube, e off line, dal teatro alla televisione”. Per Saviano non esiste più alcuna struttura isolata, tutto è connesso. “E all’origine di tutto c’è la parola, dalla quale poi possono svilupparsi molti altri formati”.

Per esempio, al momento lo scrittore è impegnato con un progetto firmato Yahoo! attraverso il quale diffonde degli editoriali video on line che disseminano in rete il suo punto di vista sulla cronaca, o meglio sulle cronache. “Non è più fondamentale che l’informazione sia inedita per fare notizia. Il Web è prima di tutto una risorsa, perché permette di testare i tuoi post. Puoi vedere il modo in cui gli utenti, soprattutto le fonti di cui ti fidi, trattano, smontano, confermano o completano i contenuti che proponi”.

Intervenendo in casa Iab, Saviano si è pure spinto sui temi della comunicazione pubblicitaria. “Credo che le aziende italiane che intendono comunicare on line dovrebbero avere l’obiettivo di raccontare prima di tutto la realtà, investire nel resoconto di quello che sta succedendo. Per far comprendere passaggi che sono diventati velocissimi, per permettere alle persone di formarsi un’opinione. Senza influenzare, fornendo piuttosto strumenti per capire, ma anche per creare modelli, soprattutto tra i giovani. Dare loro un’idea di cosa può essere considerato ‘figo’. Ricordo ancora che quando chiesero a Edward Snowden dove aveva trovato il coraggio per uscire allo scoperto e denunciare il sistema di spionaggio della Nsa, lui rispose che si era ispirato ai videogame, dove figure piccole e fragili si oppongono da sole al sistema. In Italia modelli come questi mancano, e la cosa mi colpisce molto”.

Nel futuro di Saviano potrebbe esserci di nuovo un programma di approfondimento. Ma, a differenza di “Vieni via con me”, andato in onda su Rai Tre nel 2010, stavolta si tratterebbe di uno show puramente on line. “È il mio sogno”, spiega, “ed è l’unico modo per raggiungere in piena libertà, sperimentando, un pubblico trasversale. Ma servono produttori che ci credano, e investitori che capiscano come si sta evolvendo la scena mediale: chi lo fa per primo, vince”. Non si tratterebbe necessariamente di un programma di denuncia, fa capire Saviano. “All’estero c’è una grave mancanza di format italiani, e la cosa è ancora più grave perché paradossalmente c’è una gran fame di Italia sul Web. Mi sento spesso chiedere in occasione delle mie trasferte come mai non nascano su Internet canali video tematici per esempio dedicati alle città della Penisola, che esulino dai soliti portali turistici ufficiali…”

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