E-HEALTH

Smart lens, Google ottiene il brevetto

Anche il monitoraggio del diabete tra le funzioni delle lenti a contatto. Intanto Apple affila le armi per vincere la sfida e-health: via a Life Clock, l’orologio che calcola il tempo da vivere

Pubblicato il 01 Apr 2015

Massimo Canorro

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Non solo Google glass. Congiuntamente alla realizzazione di occhiali dedicati alla realtà aumentata, il colosso di Mountain View si sta concentrando su una serie di progetti sperimentali. Tra questi c’è lo sviluppo di lenti a contatto smart, il cui utilizzo non è circoscritto al miglioramento della capacità visiva di chi li indossa, come avviene con quelle tradizionali. Adesso se ne torna a parlare poiché l’Upsto (United States patent and trademark office), dopo quasi tre anni dalle prime richieste ricevute (era il settembre 2012), ha riconosciuto a Google la paternità di un brevetto inerente proprio questa tecnologia.

Ventisei pagine di documentazione (“Contact lens having an uneven embedded substrate and method of manufacture”) dalle quali emergono alcuni dettagli sul funzionamento e gli ambiti di applicazione delle lenti a contatto smart; in particolare disporranno di un sensore inserito all’interno di uno degli strati, connesso ad un chip posizionato in un altro strato; tutte le componenti saranno sostenute da un involucro polimerico. Leggendo alcuni passaggi si evince che queste lenti potranno essere utilizzate anche dagli astigmatici, dunque in presenza di profili irregolari della cornea, un difetto che attualmente richiede al paziente di sottoporsi ad un intervento laser, talvolta senza ottenere l’esito desiderato. In merito agli ambiti di utilizzo, occorre ricordare che il progetto già annunciato aveva ricevuto riscontri positivi per i suoi possibili utilizzi in campo medico.

La stessa Alcon, infatti, divisione di Novartis – l’azienda multinazionale attiva nel settore farmaceutico – che studia soluzioni dedicate agli occhi, a luglio aveva siglato un accordo con Google che prevedeva la concessione in licenza della tecnologia “smart lens” per tutti gli utilizzi legati all’occhio e alle sue patologie (“Il nostro sogno è quello di utilizzare questa nuova frontiera per migliorare la vita di milioni di persone”, dichiarava il cofondatore di Google Sergey Brin). Come già accennato, ricorrendo alle lenti a contatto smart si potranno correggere difetti come l’astigmatismo o la presbiopia, ma anche aiutare chi soffre di cataratta e monitorare il livello di glucosio nei pazienti affetti da diabete, attraverso il fluido lacrimale.

Non sono da escludere neppure altri impieghi di un sistema simile, ad esempio per la visualizzazione di informazioni e dati aggiuntivi all’interno del campo visivo. Ma il monitoraggio dello stato di salute attraverso nuovi dispositivi interessa anche Apple, che lancia una app per monitorare la lunghezza della vita. È l’idea alla base di Life clock, applicazione per Apple watch sviluppata ancora in forma di concept da Rehabstudio che, monitorando i parametri dello stato di salute, dà una stima di quanto resta da vivere; il tutto quantificato in base a calcoli statistici impostati sul rapporto tra lo stile e la durata della vita. Allo stesso tempo l’app può sia integrare minuti se si adottano comportamenti virtuosi (come svolgere attività fisica) sia sottrarli se, ad esempio, non si dorme a sufficienza oppure si mangia troppo velocemente. “Vogliamo incoraggiare a fare scelte giuste”, l’idea alla base degli sviluppatori. Gli ipocondriaci di tutto il mondo sono avvisati.

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