LA RICERCA

Startup: in Europa si apre l’era delle “scaleup” ma l’Italia arranca

Startup Europe Partnership: Uk paese più prolifico con 11,1 miliardi di dollari dalle imprese. Seguono Germania (6,6) e Francia (3,1). Da noi la raccolta si ferma a 400 milioni. Onetti: “Il nostro ecosistema dell’innovazione non è maturo”

Pubblicato il 06 Lug 2015

Federica Meta

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In Europa crescono le scaleup ovvero quelle startup in grado di raccogliere oltre 1 milione di dollari. A dirlo la prima ricerca cross-country effettuata da Startup Europe Partnership (Sep), in collaborazione con Pedal Consulting/Ud’Anet e il centro di ricerca CrESIT dell’Università dell’Insubria che ha censito Regno Unito, Germania, Francia, Spagna e Italia.

Sep ha identificato e analizzato 990 Scaleup (di cui circa 40 “Scaler”) in questi 5 paesi, capaci negli ultimi 5 anni di raccogliere finanziamenti per un totale di 23 miliardi di dollari (compresi capitali raccolti attraverso Ipo). Le differenze tra i vari paesi sono più evidenti se si guarda ai capitali raccolti più che al numero delle scaleup.

Il Regno Unito dimostra di essere la nazione più prolifica tra le 5 considerate. Con 11,1 miliardi di dollari, le scaleup britanniche da sole hanno raccolto circa il 50% dell’ammontare totale: questo rappresenta 1,7 volte i finanziamenti raccolti dalle startup tedesche (6.6 miliardi) e 3,6 volte quelle della Francia (3.1 miliardi). La Germania segue a ruota: sebbene Francia e Germania registrino più o meno lo stesso numero di Scaleup, quelle tedesche hanno raccolto due volte più capitale delle vicine francesi. Se ci spostiamo poi al sud e diamo un’occhiata ai paesi del Mediterraneo vediamo che la disponibilità di capitale per supportare la crescita si va ulteriormente a ridurre: le scaleup spagnole hanno raccolto 1.8 miliardi, quelle italiane ancora meno, soltanto 0.4 miliardi, 28 volte in meno rispetto al Regno Unito (nonostante registrino solo 6 volte meno scaleup).

Se poi guardiamo al capitale medio raccolto dalle scaleup, vediamo che quelle britanniche hanno raccolto 27.8 milioni, le tedesche 31.7 milioni, le francesi 15.1 milioni, le spagnole 17 milioni e solo 5.6 milioni quelle italiane.

“In Europa c’è vita sul pianeta Scaleup – evidenzia Alberto Onetti, coordinatore di Sep – Più che analizzare gli Unicorni, ovvero quelle aziende private con oltre 1 miliardo di dollari di valutazione, ci siamo concentrati su Scaleup e Scaler, ossia quel tipo di startup in grado di raccogliere, rispettivamente, oltre 1 milione e 100 milioni di dollari. Abbiamo privilegiato la quantità dei capitali a disposizione (e quindi le possibilità di investimento) sulla valutazione che ha valore più simbolico in queste fasi del ciclo di vita. E i risultati che abbiamo trovato – circa 1000 Scaleup e 400 exit – ci dicono che c’è un solido punto di partenza su cui lavorare far scalare l’ecosistema startup europeo”.

“Dalla ricerca emerge come l’Italia sia un po’ il fanalino di coda se si guarda alle scaleup. – però Onetti – È un problema di maturità dell’ecosistema dell’innovazione. Siamo partiti in ritardo rispetto agli altri paesi, abbiamo in parte colmato il divario in termini di capacità di avviare imprese innovative (lo start-up appunto); per creare aziende che riescano a crescere (lo scale-up) ci vuole tempo. Ma resto positivo”.

Il processo di scale-up delle startup europee dipende ancora in larga misura dai fondi di Venture Capital. I mercati azionari giocano un ruolo rilevante (oltre il 30% dell’intero capitale raccolto) soltanto nel Regno Unito e in Spagna mentre in Germania, Francia e Italia forniscono un contributo assai meno significativo al finanziamento delle startup (in media il 10%). La Borsa di Londra gioca un ruolo determinante nello spinta alla crescita delle scaleup britanniche: queste hanno raccolto 4 miliardi di dollari di capitali tramite Ipo, oltre il doppio di quanto le altre 4 nazioni siano state capaci di raccogliere tutte insieme. I finanziamenti attraverso il mercato azionario rappresentano la vera discriminante nel finanziamento alle scaleup. Infatti, se ci limitiamo ai finanziamenti Venture Capital, la differenza tra Germania e Uk è minima: 7.1 i milioni di dollari raccolti in UK contro i 6 milioni raccolti in Germania. La Spagna ha raccolto via Ipo più capitali dei vicini francesi (520 vs. 430 milioni di dollari), nonostante il numero assai più limitato di aziende. I minori finanziamenti attraverso il mercato azionario sono registrati dall’Italia, con soli 40 million di dollari raccolti.

La grande maggioranza dei capitali raccolti attraverso Venture Capital riguarda iniezioni di capitale tra 1 e 10 milioni di dollari. Di 981 Scaleup finanziate via VC, infatti, il 67% ha ricevuto meno di 10 milioni di dollari.

Inoltre maggiore il valore del finanziamento, minore il numero delle Scaleup. Solo il 14% dei fondi VC riguarda iniezioni tra i 10 e i 20 milioni di dollari mentre il 14% si colloca tra i 20 e i 50 milioni di dollari. Il 7% delle Scaleup, infine, ha raccolto il 56% del capitale, di cui il 40% per opera delle 32 Scaleup sostenute da VC.

Il Monitor ha identificato 37 “Scaler” in Europa, ovvero startup in grado di raccogliere oltre 100 milioni di dollari (incluso il canale Ipo). Circa il 50% (19) risiede nel Regno Unito. La Germania segue con 9 Scaler, Francia con 6 e Spagna con 3. Non è ancora stata identificata alcuna Scaler per l’Italia.

Le migliori tre Scaler (aziende vicine a 1 miliardo di dollari in termini di capitali raccolti) sono la britannica Markit (1.5 miliardi di dollari, di cui 1.3 via Ipo al Nasdaq) e due aziende tedesche: Delivery Hero (1.3 miliardi di dollari raccolti) e Zalando (0.9 miliardi di dollari, di cui 700 milioni raccolti via Ipo a Francoforte). Le Top Scaler in Spagna sono Odigeo (eDreams) e Privalia: entrambe hanno raccolto oltre mezzo miliardo di dollari. L’azienda che ha raccolto più capitali in assoluto (314 milioni di dollari) in Francia è Criteo. Nessuna delle Scaler è stata fondata negli ultimi 3 anni.

Soluzioni Software (18%) e e-commerce (14%) guidano lo scale-up” dell’ecosistema europeo, seguite da Enterprise Services, Mobile e Advertising (entrambi circa al 10%). Queste cinque categorie da sole rappresentano il 60% di tutte le Scaleup analizzate sui 5 paesi.

Restringendo l’analisi alle Scaler, la categoria più ricorrente è l’e-commerce, con 8 aziende su 37. Da sottolineare che la diversità delle Scaler in termini di settore è abbastanza elevata: se analizziamo la “Top 10” delle Scaler, 3 operano in ambito e-commerce, 2 nel Gaming, Moda e Ospitalità e 1 nella Finanza.

Il Monitor ha identificato 374 exit in ambito Ict in Europa per il periodo 2010-2015. Oltre il 90% (350) sono M&A mentre solo 25 sono Ipo. In merito alle ultime, il Regno Unito si conferma il paese più attivo con il 50% delle Ipo in ambito Ict in Europa. Segue la Francia con 7 Ipo mentre Germania, Spagna e Italia giocano un ruolo marginale (1 o 2 per nazione).

In termini di M&A, la Germania è il paese più dinamico con 125 exit, seguita da UK (85), Francia (75), Spagna (37) e Italia (28). In Germania si è registrata 1 M&A ogni 1.7 Scaleup, in Italia 1 ogni 2.6, in Francia 1 ogni 2.7, in Spagna 1 ogni 2.9 e in UK 1 ogni 4.7.

A partire dal 2010 il numero delle M&A in Europa è cresciuto notevolmente, passando dai 20 casi del 2010 ai 126 (6 volte tanto) nel 2014 e l’interesse degli acquirenti sembra essere attratto in particolar modo dalle Scaleup che offrono Soluzioni Software. I dati mostrano che circa il 32% delle Scaleup è stato acquisito da aziende dello stesso paese, mentre il 14% è stato acquisito da aziende di altri stati europei. Questo significa che circa il 45% delle Scaleup resta in Europa dopo l’acquisizione mentre il 55% esce, acquisito principalmente da aziende americane (43% delle transazioni).

In ogni caso, tutte le Ipo per Scaleup italiane, spagnole e tedesche sono avvenute sui mercati azionari locali. Soltanto 4 Ipo sono avvenute negli Stati Uniti (Markit e Criteo hanno scelto il Nasdaq, mentre King and Sequans hanno scelto la New York Stock Exchange) ma la maggioranza delle Ipo è “domestica”.

I dati non avvalorano completamente la tesi secondo cui le aziende europee devono trasferirsi negli Stati Uniti per ottenere una Ipo superiore, sebbene i casi elencati sopra possano suggerire che questa opzione non può essere esclusa.

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