IL RICORSO

Scoppia il caso TIMedia: “No alla fusione con Telecom”

Gli azionisti di risparmio passano alle vie legali: si punta all’annullamento della delibera dal cda e chiesto anche un risarcimento di 4,4 milioni per danni patrimoniali. Ma l’azienda non ci sta: “L’operazione non pregiudica i diritti di categoria”

Pubblicato il 19 Ago 2015

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Hanno deciso di non lasciare nulla di intentato gli azionisti di risparmio di TiMedia nella loro battaglia contro la fusione della società in Telecom Italia. Così si sono rivolti alla giustizia per chiedere l’annullamento della delibera e 4,4 milioni di euro a risarcimento di presunti danni patrimoniali.

A luglio il rappresentante comune degli azionisti di risparmio aveva sottoposto al cda una proposta di transazione, che era però stata respinta. Da qui la decisione di rivolgersi al tribunale, precisando di rimanere a disposizione del Cda per valutare ”qualsivoglia ipotesi transattiva basata su adeguate e convincenti motivazioni giuridiche”.

A stretto giro la risposta di TiMedia, secondo cui “l’operazione non pregiudica i diritti della categoria, che i relativi termini siano congrui per tutti gli azionisti e che i comportamenti della società siano stati pienamente corretti e conformi alla disciplina applicabile”.

”Ai nostri azionisti lasciamo una buona eredità” aveva commentato il 30 aprile, quando l’assemblea ha approvato l’operazione, il presidente Severino Salvemini riferendosi sia al concambio (0,66 azioni ordinarie Telecom per ogni TiMedia e 0,47 azioni risparmio Telecom per ogni azione di risparmio di TiMedia) che alle prospettive di crescita della capogruppo in cui la controllata verrà fusa (Telecom ne detiene direttamente e indirettamente il 77,71% del capitale ordinario e il 2,25% del capitale di risparmio). Successivamente poi è stato fissato il prezzo di recesso per quei soci che non hanno votato a favore della fusione a 1,055 euro per azione ordinaria e a 0,6032 per ogni titolo di risparmio. TiMedia era ormai ridotta a una scatola e Telecom ha scelto la strada della fusione per incorporazione per gestire meglio la vendita di Persidera e contemporaneamente risolvere la situazione strutturale di deficit patrimoniale, di liquidità e redditività della controllata, eliminando tra l’altro i costi della quotazione.

Tutto si giocherà quindi in Tribunale ma, presumibilmente, se ne riparlerà a fine anno o a inizio 2016 non essendo stata richiesta la procedura d’urgenza. A quel punto l’operazione sarà ormai registrata e si parlerà solo di eventuali richieste economiche.

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