ASSISTENTI DIGITALI

Cortana sbarca su Google Play, un’inquilina scomoda per Android

Redmond lancia ufficialmente la personal assistant dedicata agli smartphone del robottino e tenta la rimonta su sistemi operativi e funzioni di search. Disponibile solo sul mercato americano e in inglese, arriverà presto in altri Paesi

Pubblicato il 25 Ago 2015

Domenico Aliperto

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A maggio, quando Windows 10 doveva ancora essere svelato, Microsoft aveva annunciato che stava già lavorando alle versioni Android e iOs di Cortana, l’assistente virtuale vocale che rappresenta una delle funzioni più apprezzate del nuovo sistema operativo. Ad agosto è cominciata la fase di test, con una versione disponibile per gli iscritti al programma Windows Insider. Oggi, finalmente, il software beta è ufficialmente distribuito su Google Play, ma solo per il mercato americano e naturalmente solo in lingua inglese. “Stiamo pianificando il lancio anche in altri Paesi”, ha precisato in un post sul proprio blog Susan Hendrich, Principal Program Manager Lead di Microsoft e tra gli artefici del progetto. Anche se a Redmond hanno più volte affermato che Cortana è la partner ideale di Windows 10, Hendrich ha assicurato che la app può fare sul sistema operativo di Google la maggior parte delle cose possibili su Pc o su smartphone Windows.

L’interoperabilità delle applicazioni Microsoft con le architetture Android e iOs era una delle grandi promesse che Satya Nadella aveva fatto annunciando il nuovo sistema operativo, e rendere disponibile Cortana, sicuramente tra le risorse più apprezzate dagli utenti, anche sui telefoni gestiti dal software di Google (che rappresentano secondo Gartner l’82% del mercato mondiale) è un importante punto di discontinuità sul piano della strategia mobile.

D’altra parte, Mountain View si trova all’improvviso ad avere un’inquilina scomoda in casa. Un’inquilina che, tra l’altro, permette agli utenti di impostarla come assistente predefinita (mettendo quindi Google Now da parte), accessibile semplicemente premendo a lungo sul tasto home del dispositivo. Come se non bastasse, Google sembra in ritardo su una funzione già attivata la settimana scorsa da Microsoft, grazie alla quale è possibile integrare le app di terze parti con il motore di ricerca Bing per raccogliere informazioni sulle attività in corso. L’applicazione omologa di Google, Now on tap, non è ancora stata rilasciata anche a causa – dicono alcune fonti – di dissensi del team Google Now con i piani del nuovo boss Sundar Pichai. Dissensi che avrebbero addirittura portato alla fuoriuscita di alcuni collaboratori dall’azienda.

La verità è che Microsoft, con questa operazione, non ha nulla da perdere e ha tutto da guadagnare. Con una quota di mercato pari al 2,5% sul piano globale, i telefoni Windows non hanno abbastanza seguito per divulgare il verbo di Cortana. E puntare aggressivamente sulla piattaforma del leader incontrastato là dove mostra piccoli segni di debolezza potrebbe aiutare Redmond a rosicchiare qualche punto percentuale rispetto alle vendite di hardware e a progredire significativamente nell’ambito del search e quindi dell’online advertising a prescindere dal tipo di handset utilizzato.

Approdare su iOs non sarà altrettanto semplice. Mentre Android è per definizione un ambiente aperto, il sistema operativo di Apple impone a tutti gli sviluppatori regole ferree per implementare app e funzioni su iPhone e iPad, senza contare che gli utenti affezionati ai device di Cupertino sono generalmente molto fedeli alle interfacce Apple.

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