BUSINESS MODEL

Marin (Accenture): “Cloud first, leva per la digital transformation”

La strategia dell’azienda all’indomani dell’acquisizione di Cloud Sherpas: “Il vero elemento disruptive del cloud non è tanto l’adozione della tecnologia in sé, ma la strategia con cui l’azienda decide di usarlo per i propri obiettivi di sviluppo e di crescita”

Pubblicato il 26 Ott 2015

Antonio Dini

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Un’acquisizione pesante, Cloud Sherpas, e un mercato in costante evoluzione. Accenture sta lavorando molto sulla trasformazione dell’IT e di conseguenza del business. Oggi secondo Morgan Stanley due terzi dei carichi di lavoro sono su server dentro l’azienda ma in tre anni caleranno alla metà. L’orizzonte è quello del cloud first e della trasformazione digitale. Temi sui quali è interessante approfondire la strategia di Accenture con Alessandro Marin, Senior managing director Accenture Technology per l’Italia, la Grecia e l’Europa centrale.

Dottor Marin, com’è cambiato lo scenario del mercato IT con la maturazione del cloud come tecnologia disponibile per le imprese?
Oggi sono molte le aziende che seguono un approccio di tipo “cloud-first”, ovvero che sono disposte a considerare il cloud come prima scelta fra le possibili alternative tecnologiche. Nella gran parte dei casi è la stessa leadership dell’azienda a considerarlo un vero e proprio business requirement e non più come elemento legato alla sola efficienza operativa. Il cloud ridefinisce la strategia dei Cio, impatta le scelte dei Ceo, cambia profondamente i modelli di business e rende l’azienda sempre più agile nell’adattarsi alla veloce trasformazione del mercato e degli obiettivi aziendali. Si può ormai affermare che il vero elemento disruptive del cloud non sia tanto l’adozione della tecnologia in sé, ma la strategia con cui l’azienda decide di usarlo per i propri obiettivi di sviluppo e di crescita, integrando applicazioni, infrastruttura e nuove competenze al servizio delle scelte di business.

Tra le tre grandi tipologie di cloud (pubblico, ibrido e privato) dove sono oggi le maggiori opportunità per le aziende?
La scelta della soluzione cloud più idonea viene fatta tenendo conto di obiettivi di approvvigionamento tecnologico e finanziari, ma anche considerando il livello di virtualizzazione dell’infrastruttura IT esistente. In linea di massima, le aziende con un livello di virtualizzazione già elevato, come quelle che utilizzano molto l’infrastruttura IT per uno scambio di informazioni verso l’esterno, sono quelle più pronte e disponibili ad adottare soluzioni cloud ibride o pubbliche. La presenza di vincoli nell’affidamento a terzi di informazioni sensibili sposta invece spesso l’ago della bilancia verso soluzioni di private cloud. Nonostante i provider offrano tutti gli strumenti per la gestione della sicurezza e la protezione dei dati, affidare informazioni critiche a soggetti esterni all’azienda è un passo ancora associato a un certo margine di rischio.

Come si modulano le scelte in relazione alla dimensione dell’azienda: grande, media o piccola)?
La scelta di soluzioni cloud non è correlata direttamente alla dimensione dell’azienda, ma è dettata dalla presenza o meno di vincoli tecnologici dell’infrastruttura di partenza e dalle esigenze strettamente legate al tipo di business o di informazioni che l’azienda deve gestire. Inoltre, optare per un cloud privato, pubblico o ibrido non identifica tanto una scelta tra opzioni alternative, bensì un vero e proprio percorso evolutivo. Le aziende che migrano verso il cloud partono infatti spesso da un processo di virtualizzazione dell’infrastruttura IT, passano a soluzioni di cloud privato per poi spostare parte delle proprie risorse sul cloud pubblico, realizzando una soluzione ibrida.

In sintesi?
L’esigenza che accomuna tutte le scelte in ambito cloud è, alla fine, quella di poter disporre di tecnologia dimensionabile in modo variabile nel tempo, considerando come servizio tutto ciò che prima era percepito come investimento o asset. Un approccio che oggi può essere meglio identificato come “Everything as a Service” (EaaS).

Quale valore ha per Accenture il recente annuncio relativo all’acquisizione di Cloud Sherpas?
Grazie a questa acquisizione Accenture rafforzerà ulteriormente il suo primato come provider di riferimento per i servizi cloud. Accenture sarà in grado di ampliare rapidamente le proprie competenze e accelerare la capacità di offrire ai propri clienti consulenza strategica e tecnologica, implementazione, integrazione e gestione dei servizi nel modello As a Service. Il valore di Cloud Sherpas risiede in particolare nella sua specializzazione sulle piattaforme Salesforce, Google e ServiceNow, tutte ben consolidate, se non native, in ambiente cloud.

Come si posiziona Cloud Sherpas sul mercato?
Ha una leadership riconosciuta sul mercato a livello internazionale. È un’azienda fortemente orientata al risultato e con metodi innovativi di go-to-market. A seguito del completamento dell’acquisizione, più di 1.100 professionisti provenienti da Cloud Sherpas entreranno a far parte del neo-nato Accenture Cloud First Applications team, che offrirà servizi cloud per Google, NetSuite, Salesforce, ServiceNow, Workday e altre tecnologie “pure play”. Nello specifico, questa acquisizione non solo consolida la posizione già dominante di Accenture sui servizi Salesforce, di cui è già il più grande system integrator a livello globale, ma inserisce un fattore di scala decisamente ampio rispetto ai suoi competitor.

E per voi cosa significa?
Questa acquisizione, insieme ad altre già realizzate da Accenture nel 2015 (tra cui quella di Fusion X in ambito cyber security e di Tquila UK per soluzioni cloud basate su Salesforce), delinea una chiara e forte strategia di investimento in un mercato in veloce evoluzione, che consente di differenziare e completare l’offerta attraverso piattaforme applicative sia leader di mercato che emergenti.

Quali vettori di crescita vede per le tecnologie basate su cloud che sono oggi a disposizione delle aziende?
Un recente rapporto di Morgan Stanley mostra che mentre due terzi dei carichi di lavoro IT sono ancora all’interno delle aziende, ci si aspetta che questi scendano a poco più della metà nei prossimi tre anni. La ricerca mostra anche che i Cio si aspettano un robusto aumento della percentuale di applicazioni in cloud pubblico dal 7% di oggi al 24% previsto per la fine del 2016. Secondo Idc, le aziende che hanno ampiamente implementato una cloud-first strategy citano come principali driver di adozione del cloud da una parte la possibilità di dare alle singole funzioni aziendali un maggiore e diretto controllo sulle soluzioni IT, e dall’altra il significativo miglioramento dell’utilizzo delle risorse. Sono dati che non sorprendono se si pensa a quanto la tecnologia stia profondamente cambiando il modo in cui le aziende fanno business, scardinando i modelli tradizionali e creando nuove opportunità di crescita.

Lungo quali direttrici?
Oggi aziende, consumatori, dispositivi e prodotti sono sempre più interconnessi tra loro, agiscono e interagiscono in maniera istantanea e necessitano, per questo, di operare in un ecosistema digitale che sia in grado di evolvere in modo estremamente rapido e agile.

Quali rischi di sicurezza e quali nuove sfide per la privacy con il cloud nei prossimi mesi-anni?
Lo scenario dei cyber risks è in continua evoluzione e il loro impatto su aziende, istituzioni e privati che operano con un numero sempre maggiore di dati è sempre più rilevante. Ogni strategia di adozione del cloud deve considerare gli aspetti legati alla sicurezza, alla privacy e alle normative vigenti come elementi primari per la scelta dei provider. Deve inoltre prevedere l’adozione di adeguate componenti di security quali la crittografia, la tracciabilità degli accessi, gli analytics e i security incidents. Le organizzazioni che stanno migrando o migreranno verso il cloud dovranno poter contare su provider in grado di selezionare e integrare le piattaforme e le tecnologie più adatte per rispondere alle esigenze di sicurezza dei propri clienti.

Dopo i primi anni di uso sul mercato, quali problematiche sono emerse nell’uso del cloud e nella creazione in azienda dei progetti di migrazione?
Citando sempre il report di Morgan Stanley, risulta che il 52% dei Cio non ha visto rispettate le proprie aspettative rispetto alla migrazione al cloud, contro il 34% che dichiara invece di essere soddisfatto del risultato ottenuto. Le aziende che vogliono adottare il cloud spesso non hanno un interlocutore esterno a cui poter affidare strategia, implementazione, migrazione e gestione dei servizi. Alle organizzazioni occorre un provider in grado di fare integrazione a tutto tondo, supportandole nel loro percorso di trasformazione e combinando sapientemente la tecnologia con le strategie e i modelli di business. Serve un interlocutore su scala globale, che abbia allo stesso tempo profonde e consolidate competenze nei singoli settori, per poter aiutare le imprese a crescere e ad espandersi rapidamente nel loro mercato.

Nel cloud pubblico esiste un problema di standard?
Gli standard richiesti in ambito Cloud pubblico non solo sono sempre più stringenti, ma sono anche in continua e rapida evoluzione, soprattutto se consideriamo quelli specifici per ogni settore (vedi ad esempio Sanità, Pubblica Amministrazione, settore bancario o energetico). È fondamentale che il Cloud service provider sia in grado di rispondere in conformità al maggior numero di standard. Lo stesso discorso vale per le certificazioni tecnologiche, elemento di fondamentale importanza per la scelta dei provider con offerta Infrastructure as a Service e Platform as a Service.

Quale attenzione è necessaria da parte delle aziende per evitare di rimanere intrappolate con un particolare fornitore?
Il rischio di rimanere vincolati ad uno specifico fornitore si manifesta maggiormente nel momento in cui si sceglie la tecnologia di riferimento, magari di proprietà dello stesso provider. È necessario quindi porre particolare attenzione alle condizioni di servizio e alle eventuali penali previste da contratto. È anche consigliabile intraprendere il percorso verso il cloud insieme ad un system integrator con il quale definire una vera e propria strategia di trasformazione sia tecnologica che di business. Tale partner deve essere in grado di costruire ecosistemi tecnologici di volta in volta più adatti a soddisfare le esigenze aziendali. In questo modo sarà possibile assicurare una gestione agile e dinamica delle risorse IT e la possibilità di avvalersi della tecnologia e del provider più adeguati in base alle specifiche e fluttuanti esigenze di business.

Come immagina l’evoluzione del cloud e delle aziende che attualmente lo usano tra cinque anni?
Guardando la situazione oggi, le organizzazioni che fanno parte del Fortune 500 hanno già raggiunto un punto di svolta nell’adozione del cloud. Secondo una ricerca Idc, entro la fine del 2015 oltre il 65% delle grandi aziende adotterà architetture di hybrid cloud. Nei prossimi anni, la digital transformation già in atto in molte aziende imprimerà un’ulteriore accelerazione verso queste soluzioni. Le organizzazioni che riusciranno ad adottare il cloud come un vero e proprio asset strategico coglieranno l’opportunità di trasformare l’IT in un motore di crescita e di rimanere competitive sul mercato.

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