Microsoft protegge il cloud con l’algoritmo open source

Annunciato all’Rsa Conference di San Francisco il rilascio di U-Prove, tecnologia di protezione della privacy nelle transazioni online

Pubblicato il 04 Mar 2010

Microsoft rilascia U-Prove, tecnologia per la protezione della
privacy nelle transazioni. L'annuncio è stato dato da Scott
Charney, corporate vice president Microsoft del Trustworthy
Computing Group, nel suo intervento alla RSA Conference 2010 in
corso a San Francisco. Affrontando i punti chiave della strategia
dell’azienda di Seattle in merito alla sicurezza, Charney ha
illustrato il rilascio di una preview di U-Prove, che consentirà
ai provider online anche di garantire la sicurezza attraverso la
rivelazione della quantità minima di informazioni.

Per incoraggiare il contributo di una comunità più estesa
possibile, Microsoft renderà disponibili significative porzioni
core della proprietà intellettuale di U-Prove, sotto Open
Specification Promise, ossia l’impegno contrattuale di Microsoft
di non richiedere neppure in futuro i diritti di proprietà per il
codice. “Doneremo, in particolare, gli algoritmi di criptazione
di U-Prove, e sotto Free Bsd License, i due reference toolkit che
implementano gli algoritmi – ha precisato Charney –. E’
fondamentale far sì che sempre più persone aderiscano a questo
tipo di tecnologia così da poter creare sistemi di meta-identità
di cui stiamo parlando già da un po’ di tempo”.

Questa impostazione consentirebbe infatti di assicurare la
sicurezza pur mantenendo la privacy, garantendo le pratiche tipiche
dei social network come l’uso di pseudonimi.

La necessità di assicurare sicurezza e privacy è, secondo
Charney, fondamentale per l’evoluzione al cloud computing: “Con
la migrazione al cloud tutto sarà sulla nuvola: le vostre
informazioni sanitarie, quelle sulle tasse, la vostra agenda. Voi
vorrete infatti potervi accedere da qualunque dispositivo, dal
telefono, dal pc, dalla Xbox, da qualunque cosa” . Ma il rischio
è che anche altri possano accedere agli stessi dati senza
autorizzazione; un freno diffusione del cloud computing e dei
conseguenti.
“E’ dunque veramente molto importante che ciascuno partecipi a
questo dibattito. Ci servono persone che sviluppino robuste
soluzioni per la identity che garantiscano al tempo stesso
sicurezza e privacy”, ha esortato Charney.

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