La campagna presidenziale statunitense come di consueto avanza come un rullo compressore: dibattito dopo dibattito, sondaggio dopo sondaggio, s’approssima il gran giorno. Per ora i personaggi emergenti sono Donald Trump e Hillary Clinton. Senza con questo escludere futuri ulteriori protagonisti, ambedue sembrano destinati a surfeggiare a lungo nelle news, anche dopo le elezioni, chiunque vinca.
Tale resilienza all’usura della cronaca è un fatto abbastanza nuovo. Se guardiamo indietro osserviamo che solo dopo il 2000 la sopravvivenza dei personaggi “perdenti” diventa quasi una regola. Forse è semplicistico associare questo all’esplosione della banda larga, ma di certo abbiamo dimenticato Michael Dukakis, mentre sono ancora presenti, per esempio, John McCain e Al Gore che persero contro Obama e Bush Jr. Questa settimana L’Espresso pubblica un servizio di Leonardo Maugeri, “A cena con Bush”. Il pezzo è molto interessante, intriga tuttavia che lo smagato Maugeri improvvisamente “riscopra” George Bush Jr., finora alquanto negletto nelle cerchie di Harvard cui Maugeri appartiene al più alto livello. Gli ultimi sondaggi danno Hillary Clinton (37%) in vantaggio su Donald Trump (27%).
Ambedue tuttavia patiscono percentuali negative di giudizio, rispettivamente 48 e 59 per cento degli elettori. Non è mai stato eletto un candidato che abbia avuto giudizi negativi in misura maggiore dei positivi. Forse la curiosità di Maugeri e la sua riscoperta di George Bush jr. sono un segnale di sgomento, non meno preoccupante tuttavia per noi di quanto non lo sia per lui.