Google, diritto all’oblio a macchia di leopardo

Risposte diverse da Paese a Paese. E così si rischia di geopardizzare la storia. Ma il motore annuncia novità per “uniformare” le edizioni nazionali. La rubrica di Guido Scorza

Pubblicato il 08 Apr 2016

Guido Scorza, avv. esperto in Diritto Internet

scorza-guido-150713092343

A quasi due anni dalla sentenza con la quale la Corte di Giustizia dell’Ue ha stabilito che tocca a Google e ai gestori degli altri motori di ricerca de-indicizzare, dietro semplice richiesta degli interessati, ogni contenuto o pagine web contenente dati personali che non risulti più attuale, Big G, nelle scorse settimane ha prima annunciato e poi chiarito di essere in procinto di introdurre una novità nelle modalità con le quali darà seguito alle richieste dei suoi utenti: nelle prossime settimane, infatti, gli effetti dell’accoglimento di una richiesta di oblio saranno più ampli: l’URL oggetto della richiesta, infatti, sarà soppressa dai risultati della ricerca in tutte le edizioni del motore di ricerca.

Ciò che accadrà, in sostanza, è che se un utente inglese chiederà la deindicizzazione di un risultato della ricerca lanciata con il proprio nome e il proprio cognome quel risultato – in caso di accoglimento della richiesta da parte di Google – scomparirà non solo dalla versione .uk di Google ma anche da tutte le altre versioni “regionali” disponibili in giro per il mondo fino ad arrivare alla più famosa google.com. Si allargherà, dunque, il buco nero della memoria collettiva online e si allargherà in conformità alla richiesta che, negli scorsi mesi, i Garanti europei hanno, a più riprese, indirizzato a Big G, lamentando l’insufficienza delle modalità implementative sin qui attuate.

A Mountainview, ci hanno pensato un po’ e poi hanno deciso di assecondare la richiesta ma non troppo e non sino in fondo. Mentre, infatti, i Garanti europei avrebbero voluto che l’amnesia collettiva coatta deliberata da Google fosse tombale e globale ovvero che il risultato della ricerca divenisse irraggiungibile su tutte le versioni nazionali di Google e da tutto il mondo, Big G, sopprimerà sì il risultato della ricerca da tutte le proprie edizioni nazionali ma solo per le ricerche lanciate dal Paese di nazionalità del richiedente. Chi interrogherà il motore di ricerca da un Paese diverso, continuerà, invece, a leggere la storia in versione integrale. Guai a negare che Google abbia fatto un passo verso i desiderata dei Garanti europei ma, al tempo stesso, guai a nascondere che per questa via si rischia di geopardizzare la storia.

La “verità” su piccole e grandi vicende, almeno online, sarà – o sembrerà – diversa da Paese a Paese perché a seconda da dove si interrogherà Google, il motore di ricerca fornirà risposte diverse.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Argomenti trattati

Approfondimenti

G
garante
G
google
U
ue