Cloud e netbook fanno volare l’open source

Pubblicato il 20 Apr 2009

Negli ultimi tempi i riflettori mediatici si sono spenti
sull’open source, ma nel frattempo il fenomeno si è diffuso in
modo carsico e potrebbe trarre nuove opportunità dall’attuale
situazione economica. “È tempo di crisi e l’open source
potrebbe essere una delle leve per una nuova generazione di servizi
informatici low cost. Il software open source è di qualità, ma
soprattutto non costa”, sostiene Stefano Micelli,
direttore di Tedi
s, commentando la ricerca realizzata per
conto di Sun dalla Venice International Università, dove è
professore. Un’ipotesi avvalorata dalle previsioni fatte da Idc
sulla crescita di Linux, che dell’open source è l’emblema.

Il 53% degli intervistati da Idc stanno pianificando un incremento
di adozione di Linux sui server e il 48% sui client come diretta
conseguenza dell’attuale clima economico. Sul lato server Linux
si è mostrato affidabile ed è diventato il sistema di elezione
per molti cloud provider e sviluppatori indipendenti di software.
Gartner prevede ad esempio che, entro il 2013, il 90% dei provider
leader di mercato nel cloud-computing dipenderanno dal Oss per
prodotti e servizi. Al successo sul desktop, dove finora Linux è
stato meno gettonato, potrebbe contribuire oggi la penetrazione dei
netbooks, del numero crescente di applicazioni Web-based, la
diffusione di device con Linux pre-caricato nonché la guerra senza
frontiere di Microsoft contro la pirateria.

Per tornare all’Italia, la ricerca di Viu sopra citata,
realizzata su 218 imprese del Made in Italy distribuite sul
territorio nazionale, conferma la vocazione di software middleware
dell’open source: nel 76,4% dei casi è presente nelle
infrastrutture abilitanti per il Web ed in generale nei sistemi
operativi lato server. Seguono le applicazioni di Office Automation
dove è utilizzato dal 67,7% delle aziende con un fatturato tra i
26,1 e 51 milioni di euro e nella messaggistica aziendale, dove le
soluzioni aperte si attestano rispettivamente al 45,5% e al
40%.

Significativi a questo proposito i numeri Plio (l’associazione
della comunità italiana di OpenOffice): nel 2008, la versione
italiana di OpenOffice.org è stata scaricata oltre 5 milioni di
volte, il triplo rispetto al 2007, un ritmo di crescita continua
anche nel 2009, con una media è di oltre 20.000 download durante
la settimana. Secondo l’indagine Viu, sono
soprattutto le aziende medie, quelle con un fatturato compreso tra
i 13,1 ed i 26 miliardi di euro, a rivolgersi all’Oss, con una
quota del 35%. E soprattutto da loro verrà un’ulteriore
crescita.

Nel 75% dei casi infatti chi ha già utilizzato soluzioni aperte si
dichiara più predisposto ad adottarne altre, mentre il pregiudizio
di chi non le ha mai utilizzate resta piuttosto alto: il 70% dei
non-utenti si dichiara poco o per nulla propenso all’adozione di
applicazioni Oss. “La grande lacuna comunicativa di cui ha
sofferto per molto tempo l’open source (tranne che per Firefox
che è una eccezione da questo punto di vista) potrebbe essere
superata proprio perché si sta formando una domanda più attenta e
sensibile”, sostiene Marco Bettiol, ricercatore
Università di Padova e del Tedis
.Certo un contributo
dovrà venire dall’offerta, ancora inadeguata, come evidenza
Roberto Galoppini, specialista e consulente di open source
software
.

“Molte piccole imprese del mondo open non hanno ancora imparato
la logica della rete; non riescono a far valere una propria
specializzazione perché non sanno chi chiamare al telefono quando
il progetto scala verso l’alto per complessità e dimensione.
Sono piccoli che lavorano coi piccoli”. Ma superata la fase
“ideologica”, stanno emergendo nuovi operatori capaci di
mettere insieme la partecipazione attiva alle comunità open source
e la giusta attenzione al mercato. “Dopo una fase di
sperimentazione, si stanno affacciando sul mercato imprese che
hanno smesso di scommettere sul modello open source in sé,
puntando – commenta Micelli – sulla possibilità di utilizzare in
modo economicamente sensato un software che ha oggi caratteristiche
di qualità e flessibilità superiori”.

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