Evasione fiscale e lavoro nero. La lotta si fa con l’e-payment

In Italia il fenomeno del non dichiarato raggiunge quota 335 mld di euro. Steffanini (Visa Europe): “Dai governi una stretta sui pagamenti in contanti e l’attivazione di sistemi elettronici nella PA”

Pubblicato il 08 Nov 2010

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I sistemi di pagamento elettronico possono arginare dell’economia
sommersa. È il risultato di uno studio commissionato da Visa
Europe ad A.T. Kearney che ha fatto il punto sul fenomeno in Europa
e in particolare in Italia

Con una percentuale di oltre 22 punti sul Pil totale, il sommerso
in Italia raggiunge quota 335 miliardi di euro, in linea con i dati
medi del resto d’Europa che misurano in 2.200 miliardi
l’ammontare complessivo dell’economia nascosta a livello Ue.
Tuttavia l’Italia tra i primi 15 Paesi in Ue risulta prima per
percentuale di sommerso rapportato al Pil, dato, questo, che la
colloca ben lontano da Irlanda e Austria, in cima alla classifica
dei mercati europei. La causa è da ricercarsi in un sistema di
tassazione particolarmente sfavorevole e nel forte radicamento del
crimine organizzato nel tessuto economico.

Lo studio rileva come l’economia sommersa sia un fenomeno
strettamente connesso al lavoro nero e al non-dichiarato
soprattutto nei settori della coltivazione diretta, dell’edilizia
e, più in generale, di tutti quei settori che prevedono
l’utilizzo di stagionali o di lavoratori occasionali. Il comparto
del non dichiarato, muovendosi di pari passo con quello del lavoro
sommerso, tocca praticamente gli stessi settori, interessando in
più le piccole e medie imprese e i piccoli esercizi che – non
emettendo fattura o non rilasciando scontrino fiscale – non
registrano in entrata o in uscita la maggior parte dei pagamenti in
contante.

È proprio in quest’ottica che una maggiore diffusione dei
pagamenti elettronici consentirebbe di intercettare i pagamenti di
piccolo importo che al momento sfuggono al controllo delle
autorità. L’utilizzo più diffuso delle carte di pagamento
permetterebbe di tenere traccia dei movimenti di danaro,
circoscrivendo il fenomeno del sommerso e arginandolo ad aree più
ristrette dell’economia.

“Lo slancio verso una maggiore diffusione dei pagamenti
elettronici a discapito dell’uso del contante può avvenire su
più fronti – spiega dichiarato Davide Steffanini, direttore
generale di Visa Europe in Italia -. Da parte delle istituzioni
governative questo potrebbe concretizzarsi con una stretta sui
pagamenti in contante a livello sia legislativo, con
l’abbassamento dei limiti per i pagamenti in contante, sia a
livello pratico, per esempio con l’incremento del numero di
dispositivi abilitati ad accettare carte nella pubblica
amministrazione. Sul fronte delle banche e delle società che
gestiscono i sistemi di pagamento elettronico, quale Visa Europe,
le aree principali su cui lavorare per favorire la riduzione
dell’uso del contante a favore dei pagamenti elettronici sono
quelle dei pagamenti da persona a persona, dei cosiddetti low value
payments, ossia le transazioni di piccolo importo, dei pagamenti
realizzati dalla Pubblica amministrazione e, attraverso la
diffusione delle tecnologie che permettono l’accettazione ovunque
delle carte di pagamento e l’utilizzo quotidiano delle carte
stesse.”

“Per quanto riguarda Visa Europe, in Italia stiamo implementando
soluzioni sempre più user friendly e sicure, come ad esempio nuovi
tipi di carte prepagate e le carte combinate con la tecnologia
contactless – conclude Steffanini – che permettano ai consumatori
di scegliere di utilizzare le carte di pagamento per le spese di
tutti i giorni, e ci stiamo impegnando affinché esistano le
condizioni perché le carte siano favorevolmente accettate in tutti
i settori commerciali inclusa la Pubblica amministrazione”.

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