Internet a corto di indirizzi. E l’Italia è in ritardo sull’Ipv6

Siamo indietro nell’adozione del nuovo protocollo che allarga il bacino di domini assegnabili in Rete. A gennaio finiranno le scorte dell’Ipv4, il “vecchio” sistema che conta 4 miliardi di indirizzi online

Pubblicato il 06 Dic 2010

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Gli indirizzi Internet stanno per finire, ma non tutti sono pronti
per adottare il nuovo protocollo che risolve il problema. Lo
sostengono alcuni esperti, secondo cui il nostro paese è tra i
più pigri nel passare all'Ipv6, il sistema di indirizzi molto
più "capiente".

"Le riserve di indirizzi finiranno il prossimo gennaio – dice
al sito di Discovery Channel Ernesto Majo, direttore del registro
degli indirizzi (Ria) per l'America Latina – rimangono solo
cinque blocchi da assegnare, e si è deciso di darne uno per ogni
continente, e saranno gli ultimi".

Il sistema Ipv4 era capace di sostenere 4 miliardi di indirizzi,
già in gran parte assegnati. Il suo successore, l'Ipv6, è
già operativo da diversi anni, ma non tutti sono pronti a passare
al nuovo sistema: "La maggior parte degli utenti finali non si
accorgerà nemmeno del passaggio, e molti stanno già usando i
nuovi indirizzi – dice Marco Sommani, dell’Istituto di
Informatica e telematica del Cnr di Pisa – ad essere indietro in
alcuni paesi tra cui l'Italia sono i provider, molti dei quali
non hanno ancora aggiornato le infrastrutture. I nuovi sistemi
operativi sono già attrezzati per operare con entrambi i tipi di
indirizzi, mentre qualche problema potrebbero averlo i vecchi, man
mano che si affermerà il nuovo protocollo".

Nel nostro paese sarebbe necessaria una pressione politica per
l'aggiornamento, come avvenuto altrove: "Il Centro
Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione
(Cnipa), ad esempio, ha pensato le sue reti tutte per lavorare solo
in Ipv4 – sottolinea l'esperto – mentre in Usa già da parecchi
anni le strutture pubbliche devono operare con il nuovo
protocollo".

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