Caos in Nord-Africa. Anie: “A rischio l’elettronica italiana”

La situazione di instabilità politica in Libia, Egitto, Tunisia e Algeria potrebbe avere gravi ripercussioni sull’export tricolore. Nel solo 2010 il giro d’affari ha raggiunto 1,3 miliardi di euro

Pubblicato il 01 Mar 2011

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Le recenti manifestazioni di piazza in Egitto, Tunisia, Libia e
Algeria che hanno innescato una situazione di instabilità politica
"a catena" in quasi tutti i Paesi del Nord Africa –
situazione che rischia di ampliarsi a macchia d’olio anche negli
Stati mediorientali (Yemen, Bahrein) – destano allarme presso
Confindustria Anie (Federazione nazionale imprese elettrotecniche
ed elettroniche).

Per le imprese del settore, il Nord Africa rappresenta un
importantissimo mercato di sbocco (circa il 10% sul totale
esportato a livello mondiale), rivelatosi negli ultimi anni in
rapida e significativa espansione, anche durante il periodo più
buio della crisi economica.

Negli ultimi 5 anni le esportazioni italiane di tecnologie
elettrotecniche ed elettroniche verso i mercati del Nord Africa
hanno registrato una crescita cumulata del 64%, raggiungendo a fine
2010 quota 1,3 miliardi di euro.

Può essere pertanto utile fare il punto sulla situazione delle
imprese Anie e, più in generale, sullo stato di salute
dell’industria elettrotecnica ed elettronica italiana in queste
zone, e questo con l’obiettivo di avere maggiore conoscenza
dell’ingente patrimonio – in termini di risorse economiche e
imprenditoriali – che rischia di essere messo in discussione.

"Nel corso degli anni l’area del Nord Africa ha acquisito
sempre più importanza per le esportazioni dei settori Anie – ha
detto Guidalberto Guidi, Presidente di Confindustria Anie – Il
protrarsi, quando non l’aggravarsi, del preoccupante scenario che
si sta delineando all’orizzonte mette a rischio una serie di
rapporti economici che si stavano via via consolidando".

"La precarietà della vigente situazione politica – ha
specificato Guidi – metterà verosimilmente in discussione i grandi
piani di investimento governativi nei settori infrastrutturali più
strategici per le nostre aziende (trasporti, energia elettrica,
edilizia, telecomunicazioni). Il ricambio politico creerà inoltre
problemi per quanto riguarda la nomina dei nuovi vertici alla guida
degli enti pubblici – nostri principali committenti per i piani di
sviluppo infrastrutturale – e di conseguenza alla messa in
discussione delle commesse fino a ora siglate".

"Da non sottovalutare le criticità legate alla presenza
stessa delle imprese italiane in questi Paesi – ha proseguito il
presidente dell’Anie – che potrebbero risentire fortemente di
una rapida battuta d’arresto nelle politiche a favore degli
investitori stranieri".

"I disordini ai quali abbiamo assistito in queste ultime
settimane – conclude Guidi – hanno comunque già generato un
arresto della produzione locale e un fermo degli ordinativi che nel
breve-medio periodo potrebbero impattare sul business delle nostre
imprese. Anche i pagamenti delle commesse subiranno a ragion veduta
dei ritardi".

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