TRIPWIRE. Yara e l’hi-tech mal utilizzato

Pubblicato il 07 Mar 2011

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Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre, trovata cadavere il 27
febbraio a poche centinaia di metri dal comando di Polizia locale;
incertezza se la zona sia stata o meno esplorata. Forse non vi sono
tecnologie per rintracciare una ragazzina dopo il suo rapimento,
forse. Ve n’è tuttavia a iosa per sapere se, dopo tre mesi o
trent’ anni, una zona: sia stata esplorata e da chi; sia stata
rivisitata o meno da sospettabili. Anche gli adolescenti ormai
sanno maneggiare le mappe computerizzate.

Così attrezzati, gli esploratori riferiscono al centro di
coordinamento. Le incertezze subito dopo il ritrovamento sono
dunque ingiustificate. D’altro canto è comunque vero che,
sussistendo una pur remota possibilità che Yara non fosse stata
portata lontano, qualcuno avrebbe dovuto muoversi nella scena del
delitto per disfarsene, com’è poi accaduto. Una sorveglianza
fotografica satellitare – senza strombazzarla alla stampa – sarebbe
stata utile; così come avrebbe giovato una rete di telecamere
mobili, h24, su furgoni mimetizzati. Non ci sono uomini e risorse?
Un poliziotto ogni 150 italiani e 50 miliardi di spesa annua per le
polizie tacitino gli scettici.

Quel centro di coordinamento vanta una tecnologia d’avanguardia,
non di meno inutile se non si comprende che l’hi-tech non serve
per lavorare meno, ma per lavorare più accuratamente. Nel caso
della sicurezza del territorio, l’hi-tech ha senso se collega la
polizia ad ogni metro quadro. Chi coordinava, che cosa? I casi sono
due: o Yara è stata sempre lì o il criminale ve l’ha lasciata
quando le ricerche sonnecchiavano. L’hi-tech del centro di
coordinamento sarebbe stata speso meglio in beneficenza o
banchetti.

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