TRIPWIRE. La guerra cambiata dall’hi-tech

Pubblicato il 06 Giu 2011

Piaccia o meno, il presidente Obama annuncia interventi analoghi
all’uccisione di Osama Bin Laden se la sicurezza Usa sarà messa
a repentaglio da un altro leader di Al Qaeda: “Il nostro lavoro
è garantire la sicurezza – ha detto in un’intervista alla Bbc –
Abbiamo molto rispetto della sovranità del Pakistan, ma non
possiamo consentire che taluni pianifichino l’uccisione della
nostra gente’’.

La tecnologica capacità di colpire obiettivi puntiformi in tempi
dell’ordine dei minuti, stravolge i concetti “casus belli” e
“sovranità”. L’affondamento del Lusitania, Pearl Harbour e
le Twin Towers furono casus belli e violazione della sovranità.
L’attacco a un obiettivo puntiforme, in un paese sovrano (il
Pakistan) non appare illegittimo soprattutto perché ha avuto
successo e si è integrato nel sistema di comunicazione globale che
lo ha omologato con le folle festanti e i titoli in prima pagina.
L’applicazione della forza militare, scissa da rischi, muta la
nozione di guerra, la quale smette d’essere tale e assume altri
nomi.

La sovranità nazionale vigeva dalla pace di Augusta del 1555, col
principio “Cuius regio, eius religio”, sul quale i principi
protestanti affermarono la pari dignità con ii regnanti cattolici.
Le risoluzioni 1970 e 1973 dell’Onu sulla Libia invece sono la
campana a morte della sovranità nazionale e della non ingerenza
negli affari interni. La differenza col blitz sul Pakistan è che
non si può – per ora – mettere piede a terra senza rendere più
evidente, di quanto già sia, la fine del principio di sovranità.
Appare scontato che la tecnologia concentri il potere e muti il
diritto. Ma questo fu il processo che condusse alle precedenti
guerre mondiali.

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