CALL CENTER

Parlamento Ue, sul piatto 3,3 milioni per gli ex dipendenti Almaviva Contact

Le risorse sosterranno i 1.610 lavoratori licenziati della sede di Roma. Andranno a integrare i fondi stanziati dalle istituzioni italiane. Il cofinanziamento mobilitato attraverso il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione

Pubblicato il 09 Nov 2017

Federica Meta

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Primo via libera del Parlamento europeo (Pe) allo stanziamento di aiuti Ue per 3.347.370 euro a sostegno dei 1610 lavoratori licenziati nella sede di Roma da Almaviva Contact. La proposta è stata approvata dalla commissione per i bilanci con 18 voti a favore, 3 contrari e un’astensione.

Il cofinanziamento mobilitato attraverso il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (Feg) andrà ad integrare le otto misure adottate dalle autorità italiane, che comprenderanno l’aiuto nella ricerca di un nuovo impiego, la formazione professionale e il rimborso dei costi di mobilità. Tra i 1.610 lavoratori che hanno i requisiti per ricevere gli aiuti Ue il 79% sono donne, la maggior parte delle quali ha un’età compresa tra i 30 e i 55 anni.

Almaviva Contact ha dovuto chiudere il proprio call center di Roma alla fine del 2016, lasciando in esubero 1.664 lavoratori – spiega una nota del Pe – I ricavi dell’azienda sono diminuiti del 45% tra il 2011 e il 2015, a causa dell’elevato costo del lavoro e della pressione esercitata sui prezzi dalla crescente concorrenza globale”. Secondo la relazione della commissione per i bilanci, non essendo possibile allineare l’elevato costo del lavoro locale con quello degli altri centri Almaviva, non c’erano alternative alla chiusura.

Per entrare in vigore, gli aiuti devono essere approvati dal Parlamento il 14 novembre. Il Consiglio li ha approvati il 7 novembre. Ai lavoratori licenziati vengono offerte diverse forme di supporto come il sostegno per la creazione di nuove imprese, l’assistenza nella ricerca di un posto di lavoro, l’orientamento professionale e vari tipi di formazione. Nella maggior parte dei casi, le autorità nazionali avviano le misure e successivamente, quando la domanda di aiuti viene approvata, l’Ue rimborsa loro i costi.

Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione contribuisce a creare pacchetti di servizi su misura per aiutare i lavoratori licenziati a trovare un nuovo impiego. Il suo tetto di spesa annuo è di 150 milioni di euro.

Risorse a sostegno dei licenziati sono state stanziate anche dalla Regione Lazio che ha messo sul piatto 10 milioni di euro. Due le scelte a disposizione dei lavoratori. La prima è l’autoimpiego: chi sceglie di avviare un’attività in proprio avrà a disposizione un’assistenza specialistica, con servizi di tutoraggio e redazione del business plan. Per avviare l’impresa, ogni lavoratore potrà beneficiare di un incentivo fino a 18 mila euro. Di questi, 3 mila per la formazione e 15 mila euro di contributo a fondo perduto. In particolare, la quota di 3mila euro destinata alla formazione viene erogata all’ente accreditato che eroga il servizio della formazione. I 15 mila euro, invece, vengono erogati al lavoratore: il 50% come anticipo (basta l’apertura della partita iva o l’iscrizione alla camera di commercio) e il 50% in rendicontazione delle spese.

La seconda opzione è l’accompagnamento al lavoro subordinato. In questo caso il lavoratore può richiedere l’assegno di ricollocazione, il servizio personalizzato per la ricerca di una nuova occupazione a cura dell’Anpal. La Regione Lazio arricchisce questo strumento finanziando percorsi di formazione (fino a 4 mila euro a persona) e bonus assunzionale (fino a 8 mila) in caso di assunzioni a tempo indeterminato.

Hanno aderito all’iniziativa complessivamente 1343: oltre 1200 hanno scelto l’assegno di ricollocazione, altri 94 scommetteranno sull’autoimpiego e altri 31 – quest’ultimi hanno più di 60 anni – saranno impegnati in progetti di pubblica utilità.

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