Facebook, allarme privacy per le nuove app

Secondo gli esperti dell’Electronic Privacy Information Center le funzionalità avanzate per la condivisione aumentano il rischio che i dati siano utilizzati a scopi pubblicitari senza il consenso degli utenti. Ma il social network assicura: “Totale protezione delle info”

Pubblicato il 29 Set 2011

Le
nuove apps
targate Facebook hanno messo in allarme gli esperti
della privacy, secondo cui gli utenti non sarebbero
sufficientemente a conoscenza di come verranno utilizzate le
informazioni – comprese le abitudini di lettura e ascolto –
raccolte dal social network tramite l'uso delle applicazioni e
del "push" dei tasti "read-listened-watchened",
considerati la versione aggiornata dell'ormai famosi "I
like".

A mettere in allarme gli esperti, la possibilità che le attività
degli utenti di Fb possano diventare puntello per rendere più
efficaci le “Sponsored Stories”, che consentono di trasformare
in “Facebook Ad” – ovvero in annunci pubblicitari – alcune
azioni degli utenti: i “like”, i “check-in”, i post e le
azioni nelle application. “Lo stesso Mark Zuckerberg –
sottolinea Marc Rotenberg, direttore esecutivo di Electronic
Privacy Information Center – nel presentare le nuove apps, ha
chiarito che condividere musica, film e libri avrà lo stesso
significato che cliccare sul tasto ‘I like’, mettendo così gli
advertiser nelle condizioni di utilizzare quelle azioni per
modellare Sponsored Stories più mirate”.

I primi ad avvantaggiarsi di questa situazione sarebbero i partner
di Facebook che rendono possibile la fruizione e la condivisione
dei contenuti: Spotify, Rdio, Deezer e dei video Netflix e
Hulu.
Ma le nuove apps hanno messo in allarme anche gli utenti. Nei
giorni scorsi Spotify ha dovuto affrontare una raffica di lamentele
da parte dei nuovi utenti a cui aveva chiesto di utilizzare le
credenziali di Facebook per registrarsi ai servizi musicali. Una
“commistione” dunque poco gradita.

Facebook, dal canto suo, ha ribadito che le nuove apps sono state
pensate per migliorare l’esperienza degli “amici” e non per
creare nuove opportunità per le aziende, assicurando che fornirà
“un controllo completo sulle info a tutela della privacy”.

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