Asta Lte, comincia la battaglia delle tv locali

Il Comitato radio tv locali impugna la gara con un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica: “Anticostituzionale l’esproprio di frequenze a nostre spese”

Pubblicato il 17 Ott 2011

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Si è appena conclusa l'asta Lte che ha trasferito oltre
4miliardi dalle casse delle Tlc alle casse dello Stato. Risorse
anticipate per un bene, le frequenze, non disponibile da subito, ma
dal 2013. I canali più pregiati infatti, quelli che hanno fatto
lievitare il gettito dell'asta, sono tuttora occupati dalle tv
locali. Che dovranno, appunto, "sgomberare" nel giro di
circa 15 mesi. Ma lo "sgombero" non sarà indolore.

In attesa che anche le associazioni maggiori di emittenti locali si
muovano, è il Comitato Radio Tv locali a impugnare la procedura
d'asta con un ricorso straordinario al Presidente della
Repubblica. Secondo l'associazione, la procedura
"espropria le Tv locali dalle frequenze", dunque "è
anticostituzionale, fa chiudere almeno 200 TV locali". Lo
Stato, dicono le tv locali, "ci rifonderà per danni più di
quanto incassato".

In una nota l'associazione scrive che il governo "ha
deciso di vendere (all’asta) alle società di telecomunicazioni
le frequenze dall’UHF 61 al 69 occupate dalle TV Locali. In
cambio – e solo a chi consegna spontaneamente la frequenza prima
dell’assegnazione – verrebbe dato un irrisorio indennizzo (il
condizionale è d’obbligo, coi tagli annunciati dal ministro
Tremonti)".

Ma perché, continua Crtl riferendosi al beauty contest, non si
sono espropriate in proporzione anche le frequenze delle TV
nazionali? "Ma siamo fiduciosi – scrive il comitato – che la
Giustizia Amministrativa e la Corte Costituzionale (semmai non
intervenga prima la magistratura penale) faccia il suo lavoro e ci
liberi da questo cappio al collo. Per parte nostra, abbiamo
impugnato il bando-esproprio delle Telecom, il nuovo regolamento
capestro del digitale terrestre ed in settimana depositeremo
ricorso contro il bando Beauty Contest”.

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