IL RAPPORTO

Censis: “In rete il 62% degli italiani”

Il Decimo Rapporto sulla comunicazione, “I media siamo noi”, conferma la crescita dell’informazione online e la crisi della stampa. La tv mantiene il suo pubblico ma comincia a integrarsi con i nuovi media

Pubblicato il 03 Ott 2012

Luciana Maci

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Internet è sempre più diffuso, i vecchi media stanno integrandosi con i nuovi media, la stampa è in costante calo e telefoni cellulari e smartphone sono sempre più usati. È la fotografia scattata dal Decimo Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, promosso da 3 Italia, Mediaset, Mondadori, Rai e Telecom Italia, e presentato oggi a Roma dal presidente del Senato Renato Schifani insieme a Giuseppe De Rita e Giuseppe Roma, rispettivamente presidente e direttore generale del Censis.

Tra i nuovi media, riferisce il rapporto intitolato “I media siamo noi”, è Internet il mezzo di comunicazione che registra il massimo tasso di incremento dell’utenza tra il 2011 e il 2012 (+9%). Oggi è in rete il 62,1% degli italiani (erano il 27,8% dieci anni fa). A navigare su Internet sono soprattutto i giovani (90,8%), le persone più istruite, diplomate o laureate (84,1%) e i residenti delle grandi città con più di 500.000 abitanti (74,4%). Gli iscritti a Facebook passano dal 49% dello scorso anno all’attuale 66,6%. In crescita anche YouTube, che nel 2011 raggiungeva il 54,5% di utenti tra le persone con accesso a Internet e arriva ora al 61,7%.

Il rapporto prende poi in esame i vecchi media. La televisione ha un pubblico che coincide sostanzialmente con la totalità della popolazione: 98,3% (+0,9% rispetto al 2011). Ma si diversificano i modi di guardare la tv. Si consolida il successo delle tv satellitari (+1,6%), della web tv (+1,2%) e della mobile tv (+1,6%). Oggi un quarto degli italiani collegati a Internet (il 24,2%) ha l’abitudine di seguire i programmi sui siti web delle emittenti televisive e il 42,4% li cerca su YouTube per crearsi i propri palinsesti su misura, percentuali che aumentano tra i più giovani. La chiave del successo è l’integrazione dei vecchi media nell’ambiente di Internet.

Anche la radio resta un mezzo a larghissima diffusione di massa: l’ascolta l’83,9% della popolazione (+3,7% in un anno). Ma è in crescita quella ascoltata via web tramite il pc (+2,3%) e per mezzo dei telefoni cellulari (+1,4%), che stanno soppiantando un mezzo digitale di prima generazione come il lettore portatile di file mp3 (-1,7%).

Non si ferma invece l’emorragia di lettori della carta stampata. Stando al documento del Censis, i quotidiani registrano un calo di lettori del 2,3% (li leggeva il 67% degli italiani cinque anni fa, oggi sono diventati solo il 45,5%). Invece le testate online contano il 2,1% di contatti in più (20,3% di utenza). La free press perde l’11,8% di lettori, i settimanali l’1%, i mensili registrano invece un + 1% mentre l’editoria libraria perde il 6,5%. Ormai meno della metà degli italiani legge almeno un libro all’anno: il 49,7%. Però si segnala un +1% per gli e-book. E proprio tra i giovani la disaffezione per la carta stampata è più grave: tra il 2011 e il 2012 i lettori di quotidiani di 14-29 anni sono diminuiti dal 35% al 33,6%, quelli di libri dal 68% al 57,9%.

Non sembra esserci crisi, invece, per i telefoni cellulari (utilizzati ormai dall’81,8% degli italiani), che aumentano ancora la loro utenza complessiva (+2,3%) anche grazie agli smartphone (+10% in un solo anno). Sono i giovani, anche in questo caso, a utilizzarli più degli altri.

Tornando a commentare l’uso massiccio di Internet, il rapporto evidenzia una serie di interrogativi sulla privacy. Il 75,4% di chi accede al web ritiene che esista il rischio che la propria privacy possa essere violata sul web. Ma c’è un 29,3% di cittadini convinti che sia impossibile difendersi, perché in rete non si distingue più tra pubblico e privato.

Riflettendo su questi dati, il rapporto del Censis parla di conformismo dell’informazione “fai da te”. Si riducono i consumi di quotidiani, ma i portali web d’informazione generici sono utilizzati ormai da un terzo degli italiani (il 33% nel 2012). “Non è il bisogno d’informazione a essere diminuito – sostiene il centro studi – ma le strade percorse per acquisire le notizie sono cambiate. La tendenza a personalizzare l’accesso alle fonti e la selezione dei contenuti comporta però il rischio che si crei su ogni desktop, telefonino o tablet un giornale composto solo dalle notizie che l’utente vuole conoscere. È il rischio del solipsismo di Internet: la rete come strumento nel quale si cercano le conferme di opinioni, gusti, preferenze che già si possiedono; il conformismo come risultato dell’autoreferenzialità dell’accesso alle fonti d’informazione”.

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