L’ANNUNCIO

Ratzinger si dimette, addio al Papa “digitale”

Benedetto XVI è stato il primo Pontefice ad aprire un account personale su Twitter. E nel 2011 aveva usato un iPad per il debutto del nuovo portale del Vaticano

Pubblicato il 11 Feb 2013

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Si è dimesso oggi Benedetto XVI, il primo Papa digitale nella storia della Chiesa. L’addio non è stato pronunciato, come qualcuno si sarebbe aspettato, su Twitter, la piattaforma di micro-blogging su cui, con un gesto rivoluzionario per un Pontefice, aveva aperto un account lo scorso 12 dicembre. La modalità scelta è stata invece iper-tradizionale: durante una messa in latino.

Ma in ogni caso Joseph Ratzinger verrà ricordato, tra le molte cose, anche per il suo impegno nella promozione delle nuove tecnologie e della comunicazione attraverso i social media.

Il 29 giugno 2011, dopo circa 6 anni di Pontificato, il Papa ha lanciato per la prima volta un tweet in occasione del debutto del nuovo portale vaticano, news.va, sito web sul mondo della Chiesa che raccoglie tutte le principali fonti di informazioni dello stato Pontificio. Per inviare il suo messaggio – poche righe in cui dava l’annuncio dell’apertura del sito – ha usato un iPad dell’Apple. Il gesto, decisamente inedito nella storia della cristianità, è stato ripreso in video e pubblicato su YouTube.

Più di un anno dopo il Pontefice tedesco ha deciso che era tempo di attivare un account personale sulla piattaforma creata da Jack Dorsey. Annunciato il 3 dicembre, l’account @Pontifex_it è stato attivato poco tempo dopo ed ha subito attirato una massa di follower, con domande, interventi e commenti di ogni genere. Attualmente ha quasi 312.000 follower. Un account “gemello” per l’estero – @Pontifex_es, scritto in spagnolo – ne conta invece quasi 658.000.

Oggi, nel giorno del “gran rifiuto” che resterà nella storia internazionale, non è presente alcun messaggio in nessuno dei due account. Gli utenti di Twitter, però, così come quelli di altri social network, Facebook in testa, si sono scatenati con ogni genere di commento e reazione.

Oltre alle iniziative personali, sotto il Pontificato di Ratzinger la Chiesa ha fatto significativi passi avanti nel campo dell’innovazione tecnologica. Per esempio dallo scorso primo febbraio sono stati messi online i 256 codici miniati che fanno parte del Fondo Palatino della Biblioteca Apostolica Vaticana. Questi rarissimi manoscritti sono conservati in un bunker sotto il Palazzo Apostolico ma il passaggio al digitale voluto da Benedetto XVI li ha resi finalmente fruibili sul sito della Biblioteca (http://www.vaticanlibrary.va). Per arrivare a una riproduzione perfetta e ad altissima definizione ci sono voluti due anni, una squadra di 12 persone e una tecnologia all’avanguardia.

Un altro degli esempi più recenti di digitalizzazione della Chiesa è Aleteia (www.aleteia.org), aggregatore di siti cattolici, che lo scorso 29 gennaio ha annunciato la sua prima applicazione per smartphone e tablet, “Porta fidei”. Gli obiettivi: offrire copertura in tempo reale degli avvenimenti e discorsi papali, raccogliere le catechesi sia di Benedetto XVI sia di Giovanni Paolo II, audio scaricabili e ascoltabili e, ogni sera prima della mezzanotte, proporre un pensiero di spiritualità.

Peraltro è da diversi anni che i media cattolici si sono impegnati nella colonizzazione di Internet, imparando a diffondere il loro messaggio non solo attraverso i tradizionali media televisivi o cartacei ma anche usando siti, forum e blog sul web.

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