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IT Media Consulting: “Internet Tv, nuovo eldorado”

Il Corriere delle Comunicazioni pubblica in anteprima i risultati del rapporto “The Internet era of Tv”, che la società di consulenza fondata da Augusto Preta presenterà il 19 marzo. I broadcaster giocheranno un ruolo preponderante, ma ampi spazi ci sono per telco e costruttori di apparati

Pubblicato il 12 Mar 2013

Patrizia Licata

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Quello dei media è un settore sempre più complesso e caratterizzato da un elevato livello d’innovazione (Tv digitale, Internet, convergenza nei mercati delle comunicazioni elettroniche) e il futuro della Tv è chiaramente legato a Internet e alla visione su più schermi. Lo spazio per un mercato pay, accanto a quello della tv in chiaro, esiste, ma occorre riconoscere e ridefinire le dinamiche di settore. Questi alcuni dei temi al centro del nuovo report di ITMedia Consulting, “The Internet Era of TV – It’s a Multiscreen World”, visionato in anteprima da Il Corriere delle Comunicazioni. Il report, che sarà presentato il 19 marzo, fornirà anche la base di partenza per il convegno “Televisione e Mercati Rilevanti”
 che si terrà il prossimo 9 aprile 2013 presso l’Auditorium Agcm a Roma.

In “The Internet Era of TV – It’s a Multiscreen World”, la società di consulenza e servizi fondata e guidata da Augusto Preta, reinterpreta, anche sulla base delle decisioni adottate dalle Autorità di concorrenza e di settore in ambito europeo e nazionale, le scelte in materia di definizione del mercato rilevante e i fattori di cambiamento. I consumatori hanno un grande appetito per i media, che siano digitali o offline, e sempre più indipendentemente dal dispositivo d’accesso, osserva ITMedia Consulting, anche se aumenta la fame di contenuti digitali e si assiste anche alla visione contemporanea su più dispositivi. Le Olimpiadi di Londra dello scorso anno lo hanno confermato: gli spettatori chiedono un’esperienza multiscreen (con schermi integrati, non deve importare quale device si usa) e programmi che li raggiungano ovunque (“Tv everywhere”), in diretta o on demand.

Le più recenti ricerche indicano che il 90% del nostro consumo mediatico complessivo, oltre 4 ore al giorno, avviene attraverso quattro schermi: Tv, Pc, tablet e smartphone. Questo non solo ha un impatto sul modo in cui i contenuti sono realizzati, ma anche sulle strategie di operatori Internet e fornitori di contenuti che vogliano continuare a scommettere sul multiscreen. I media digitali non sostituiscono quelli tradizionali, ma si consuma di più di tutti i tipi di media, e il consumo aumenta attraverso tutti gli schermi, a mano a mano che nuovi schermi si aggiugono; nessuno schermo – almeno per ora – cannibalizza l’altro.

L’industria del mobile si sta già impegnando a creare app mobili e siti collegati a quanto in onda in Tv, ma le aspettative, da parte degli utenti, di poter accedere ai contenuti video in qualunque luogo sui loro dispositivi mobili significa che i fornitori di contenuti devono attrezzarsi per venire incontro a questa domanda. Inoltre, la sfida per operatori televisivi e pubblicitari sarà unificare tutti questi schermi in un’esperienza complementare, garantendo che ciascun dispositivo, a prescindere dalle sue proprietà specifiche, possa essere raggiunto senza sforzo dalla pubblicità. E occorrono crescenti velocità di banda per ottenere una soddisfacente distribuzione di contenuti a richiesta e rendere accettabile per il consumatore l’idea di pagare per accedervi.

Il report evidenzia ancora come il set top box della pay Tv continuerà a distribuire la maggior parte dell’intrattenimento on demand, ma dispositivi come Tv connesse e game console avranno un impatto crescente sulla visione di contenuti a richiesta. In definitiva, il fenomeno dell’over the top sta diventando grande, i consumi raggiungono masse critiche, le opportunità di ricavo si espandono e nuovi modelli di business si fanno strada anche tra gli operatori tradizionali.

ITMedia Consulting stima che in Europa occidentale i ricavi complessivi dalla distribuzione di online video su Tv o altri schermi portatili e connessi ammonteranno a oltre 1 miliardo di euro alla fine del 2013, con 652 milioni generati da pubblicità e 412 milioni da servizi a pagamento (abbonamenti o pay per view). Questi servizi continueranno a crescere in popolarità e nel 2016 si stima che il valore delle vendite da pubblicità, abbonamenti e acquisti singoli sarà vicino a 3 miliardi di euro.

La ripartizione dei ricavi mostra che i broadcaster potranno giocare un ruolo preponderante in questo mercato; le telco e altri operatori minori saranno più inclini a sfruttare le possibilità offerte dalla connected Tv. Anche i costruttori di apparati potranno giocare un ruolo importante, mentre operatori Internet e della grande distribuzione (come Tesco, in UK) cercheranno di stabilire la propria presenza nel mercato della distribuzione di video online, in concorrenza con servizi come Netflix.

Qualunque sia il modello di business adottato dall’operatore Ott, i produttori di contenuti, come le major, trattengono una quota importante di ogni prodotto venduto (dal 60% al 100%) e possono trarre il massimo vantaggio dalla competitività del mercato, anche entrando nell’arena con propri servizi. Gli altri vincitori saranno gli operatori Ott web native, che sottrarranno quote di mercato all’home entertainment classico, e raccoglieranno parte dei transfughi della pay Tv. Insomma, nel mondo sempre più allargato della Tv nell’era di Internet, sembrano prospettarsi opportunità per un ventaglio di player altrettanto allargato.

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