L'AUDIZIONE IN VIGILANZA RAI

Canone Rai, Catricalà “apre” a tassa sui media

In audizione in commissione di Vigilanza Rai, il viceministro alle Comunicazioni prende a modello l’Europa: “In alcuni paesi l’imposta è a prescindere dal possesso dell’apparecchio”. Poi precisa: “Il canone resta”

Pubblicato il 01 Ago 2013

F.Me.

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“In Europa si va abbandonando il concetto di canone a favore di un’imposta generale sui media e questo potrebbe servire da faro di orientamento”. Lo ha detto il vice ministro Antonio Catricalà in audizione in Commissione di Vigilanza. Catricalà ha specificato che dopo la firma del contratto di servizio verrà aperto un tavolo sul canone. Alcuni paesi – ha aggiunto – “hanno optato per una tassa a carico del nucleo familiare e questo va incontro alla convergenza tecnologica perchè prescinde dal possesso dell’apparecchio”. Poi chiarisce il concetto: “‘In Italia esiste il canone e non sono in vista sistemi di finanziamento diversi, dobbiamo fare in modo che tutti lo paghino per rendere la Rai migliore”. E su Twitter: “Mai parlato di imposta sui #media ma di lotta a evasione canone e più trasparenza in Rai”

Il tema del canone “è molto dibattuto e anche molto studiato” anche fuori dai confini italiani, ha aggiunto. In Grecia, ad esempio, ha spiegato “il canone si paga con la bolletta elettrica: un sistema facile a dire ma difficilissimo da realizzare”. “Il problema – ha sottolineato l’esponente di governo – è che poi questo canone deve servire a garantire il servizio pubblico”.

Secondo il viceministro alle Comunicazioni “il vero tema di fondo e forse l’unica vera grande ragione per giustificare la lotta all’evasione del canone, ma addirittura le motivazioni del suo pagamento non può comunque prescindere da un recupero di credibilità della Rai e dalla sua missione di servizio pubblico”. “Più la gente crede nel servizio pubblico, più favorevolmente viene accolta la lotta all’evasione, più si recupera, maggiori sono gli introiti della Rai, minore è la sua dipendenza dalla pubblicità, più elevato è l’investimento nella produzione audiovisiva e nella cultura – ha concluso – Ed è questo un ulteriore motivo per rendere la Rai sempre più efficiente e capace anche come soggetto in grado di distribuire risorse pubbliche per finanziare tutta la produzione culturale del nostro Paese, e non solo l’audiovisivo, così da favorire la crescita qualificata di un settore in grado di sviluppare economia, valorizzando i suoi contenuti e i suoi prodotti anche in ambito internazionale e di attrarre investimenti per la sua attività”.

Catricalà ha detto che la situazione critica della Rai “è compensata solo in parte dall’aumento canone anno scorso. Ma c’è una crisi anche del modello organizzativo, inadeguato ad affrontare le nuove sfide in campo. Serve che oggi la Rai affronti con modello e spirito diverso la nuova situazione: la tv ibrida è ormai quasi un fenomeno dell’oggi. Serve dunque uno specifico supporto per abilitare questa ‘contaminazione’ tra piattaforme. In questo senso va migliorata l’offerta su web che al momento è “limitata e parcellizzata”, come ha detto lo stesso direttore generale. La Tv pubblica deve quindi puntare a un’offerta che sia anche competitiva. A questo scopo serve una razionalizzazione dei costi interni di produzioneche passi dalla valorizzare delle strutture interne”.

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