Bavagli all’informazione La replica Agcom: tesi infondata

Pubblicato il 11 Nov 2009

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L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni esprime grande
sorpresa – dice in una nota – per alcune notizie di stampa relative
alle linee guida del contratto di servizio della Rai 2010-2012
inviate al ministero per lo Sviluppo economico per il prescritto
concerto. La tesi secondo cui, “attraverso l’istituzione di un
organismo di controllo, non indipendente, ma nominato dal Governo,
si imbavaglierà l’informazione ancor di più di quanto non sia
adesso”, risulta del tutto infondata; anzi, si tratta di una
ricostruzione tendenziosa che rovescia la realtà dei fatti.

Innanzitutto la previsione di un organismo di valutazione riguarda
esclusivamente la qualità dell’offerta dei programmi e non
l’informazione radiotelevisiva. Si tratta di una previsione che
era già contenuta nelle linee guida e nel contratto di servizio
della Rai per il triennio 2007-2009 e l’organismo esterno di
valutazione della qualità ivi previsto si è già costituito alla
fine del 2007.

Le nuove linee guida rafforzano anzi l’indipendenza di tale
organismo, il quale sarà nominato dall’Autorità d’intesa con
il Ministero, mentre il contratto di servizio attuale prevedeva che
il presidente del Comitato fosse direttamente nominato dal
Ministero. Le nuove linee guida prevedono inoltre che i risultati
delle rilevazioni dovranno essere resi pubblici e che sul grado di
soddisfazione degli utenti dovranno essere ascoltate periodicamente
le associazioni dei consumatori.

Sul tema del cosiddetto “Qualitel”, l’Autorità si è in
questi anni sempre impegnata attivamente, convinta che la qualità
dell’offerta radiotelevisiva costituisca un fine strategico e un
tratto distintivo del servizio pubblico. Generi come il teatro, la
musica classica, i programmi culturali sono spariti dal servizio
pubblico. Pretendere un servizio pubblico di qualità come in
Inghilterra o Francia non è una censura dell’informazione che,
anzi, nelle linee guida viene valorizzata, anche con riferimento
agli atti d’indirizzo della Commissione parlamentare di
vigilanza. Si tratta quindi di una questione di civiltà
democratica e di rispetto per i cittadini che pagano il canone,
come da sempre sostenuto dal Consiglio nazionale degli utenti.

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