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Equo compenso, è scontro sulla sentenza dell’Europa

Due le interpretazioni del provvedimento che esclude le attività illegali dalla tassa. Mazza (Fimi): “Disciplina italiana già in regola”. L’avvocato Sarzana: “Ancora troppa incertezza su definizione di copia privata e illegale. Sia una commissione tecnica imparziale a stabilirla”

Pubblicato il 10 Apr 2014

Federica Meta

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E’ scontro sull’interpretazione della sentenza della Corte Ue secondo cui “l’importo del prelievo dovuto per la realizzazione di copie private di un’opera protetta non può tener conto delle riproduzioni illegali”.

Per Enzo Mazza, presidente della Fimi, la disciplina italiana già identifica l’ammontare dell’equo compenso escludendo le copie illegali. Quindi il nuovo “listino” Siae sarebbe già in linea conq uanto richiesto dal supremo tribunale.

“La decisione è molto rilevante perché boccia senza appello il concetto che il download illegale o il file sharing costituiscano una riproduzione privata e quindi risarcibile con un equo compenso – spiega Mazza presidente della Fimi – Abbiamo sempre contestato come Fimi tale indirizzo, peraltro contrario anche al famoso parere Vitorino commissionato dalla Commissione Eu ed è in linea la normativa applicata in Italia. Il quadro legislativo olandese di fatto aveva legittimato il download illegale a fronte di un piccolo compenso con grave penalizzazione dei servizi legali di musica e del mercato legale dei contenuti online, una sorta di licenza legale che giustamente la Corte europea ha bocciato”.

Di tutt’altra opinione l’avvocato Fulvio Sarzana, esperto di diritto di internet, secondo cui “l’entità complessiva di ciò che viene assoggettato all’equo compenso risente dell’incertezza su cosa sia effettivamente copia legale e copia illegale, il che significa che l’entità di quanto dovuto può aumentare a dismisura giocando sull’equivoco copia privata=copia illegale=copia autorizzata”.

“Ciò accade in moltissimi casi durante la verifiche effettuata dalla Siae – spiega – Ecco perché Anitec e gli altri propongono di stabilire con precisione se l’archiviazione nei devices digitali sia da considerare o meno copia privata e che le caratteristiche della copia privata vengano stabilite da una Commissione tecnica imparziale”

Per Sarzana “l’ammontare dell’equo compenso si dovrebbe ridurre, dopo la sentenza della Corte, riducendosi la base da cui calcolare l’equo compenso”.

“Se invece Franceschini varerà l’aumento cosi come proposto, avremo un aumento esponenziale enorme – conclude – Che, oltretutto, non si basa su una distinzione certa fra copia legale ed illegale, ed in questo modo, oltre a generare aumenti nei confronti dei consumatori, si accollerebbero ai produttori e distributori anche i costi della pirateria”.

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