LO STUDIO

Tv private, De Laurentiis: “2012 in perdita per 540 milioni”

Il presidente di Confindustria Radio Tv: “Le imprese piccole vanno meglio perché più flessibili. Ma serve un provvedimento di riassetto del sistema. E rispetto agli Ott e a chi opera in Internet servono regole uguali per tutti, senza asimmetrie”

Pubblicato il 28 Lug 2014

A.S.

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Il 2012 si è chiuso in rosso per il mercato italiano delle tv private. A testimoniarlo è lo studio appena pubblicato da Confindustria Radio Tv, secondo sui la somma del risultato operativo delle imprese è pari a -509,3 milioni, mentre le perdite totali sono di 540,2 milioni. Un risultato “influenzato dai risultati di Mediaset e TiMedia – si legge in una nota dell’associazione – e dalla forte contrazione dei ricavi pubblicitari che emerge anche dai risultati della Rai”.

“Salvo qualche eccezione – si legge nella nota – le imprese nazionali medio-piccole presentano dati reddituali positivi, a dimostrazione che loro struttura dei costi, probabilmente più flessibile rispetto a quella dei grandi gruppi, consente di fronteggiare in modo più adeguato le fasi di crisi”.

Nel 2012 questo dato per il settore televisivo privato “è negativo ed è pari a -7,5% (includendo nel perimetro la Rai l’indice scende a -7,1%)”. La dinamica della redditività, secondo lo studio, “risente dell’andamento negativo dell’economia in generale e di quello degli investimenti pubblicitari in particolare (-15% nel 2012 sul 2011). Le tv Locali, con redditività media del -14,3%, mostrano un dato peggiore rispetto alla media del settore televisivo. Questo è dovuto principalmente al sensibile calo nella raccolta pubblicitaria, passata da 390 milioni nel 2011 a 329,7 nel 2012″.

Nel 2012, spiega Confindustria Radio tv, “il valore complessivo dei ricavi generati dalle principali società o gruppi societari operanti nel settore televisivo italiano ammonta a circa 9,5 miliardi. Di questi, 3,4 miliardi provengono dalla raccolta pubblicitaria e 6,1 miliardi dai servizi pay-tv, dal canone Rai e dagli altri ricavi”.

I ricavi del solo comparto televisivo privao, “al netto di quelli della Rai, superano i 6,7 miliardi e sono suddivisi in ricavi pubblicitari per 2,7 miliardi e altri ricavi per 4 miliardi. I ricavi delle società private rappresentano il 71,2% del mercato nazionale”.

Il totale dei ricavi dei gruppi privati, secondo lo studio, “è costituito per il 40% dai ricavi pubblicitari (47,3% nel 2011) e per il 60% dal mercato pay e dagli altri ricavi (52,7% nel 2011). Rispetto agli anni scorsi aumenta il divario tra le entrate pubblicitarie e quelle da attività a pagamento a vantaggio di queste ultime”. A differenza delle tv nazionali, “le tv locali presentano una percentuale di ricavi pubblicitari preponderante rispetto al totale delle risorse”.

Mediaset e Sky, conclude Confindustria Radio tv, si confermano i principali operatori privati con 5,6 miliardi di ricavi su 6,7 miliardi realizzati, con quote di mercato sostanzialmente equivalenti (41,9% e 41,6%) e che nel loro insieme costituiscono l’83,6% dell’intero comparto privato. Le tv locali rappresentano complessivamente la terza forza del comparto televisivo dell’intero mercato, la quarta se si considera anche la Rai. La quota di mercato detenuta dalle tv locali è pari al 7,1%, in calo rispetto al 2011 (8,3%).

“C’è una criticità ormai strutturale del comparto delle piccole e medie imprese del settore televisivo evidenziato dalla perdita complessiva importante degli ultimi 5 anni, ma il dato positivo è quello che riguarda il patrimonio netto. Le aziende sono cresciute di 177 milioni sull’ anno precedente in termini di patrimonializzazione e questo denota la volontà delle imprese di continuare ad investire risorse aggiuntive proprie per far sviluppare la propria azienda – afferma Rodoldo De Laurentiis, presidente di Confindustria Radio Tv

“L’ avvento della digitalizzazione – spiega De Laurentiis – ha prodotto delle ulteriori criticità che derivano innanzitutto dallo sviluppo della multicanalità. Siamo passati ad avere oltre tremila canali, che è un’offerta enorme”. Tuttavia, “la contrazione delle risorse pubblicitarie ha impedito un adeguato finanziamento di quel livello di produzione”.

“Diventa inevitabile – prosegue De Laurentiis – che ci sia un intervento quadro sul settore, per accompagnare verso una crescita dimensionale le aziende più strutturate per dimensioni, qualità dell’offerta, capacità informativa e livelli occupazionali”.

De Laurentiis inotra invoca “regole eque e certe” per gli operatori del settore: “Che non ci sia questa asimmetria normativa che segna ormai da troppo tempo questo mercato – afferma – Vi sono alcuni operatori vincolati mentre una parte importante del settore, soprattutto quelli che fanno questo business attraverso Internet, sono completamente svincolati da norme e restrizioni. Se il mercato è unico, bisogna avere le stesse regole. Non chiediamo nessuna legislazione di vantaggio o provvedimento a nostro favore, ma solo che ci siano le stesse regole per tutti”.

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