Social network & privacy. Venti di guerra Ue-Usa

Le norme europee che regolano il settore sono molto più restrittive che oltreoceano. Svizzera e Germania determinate ad andare fino in fondo. Ma Facebook e Google nicchiano, e contano sull’appoggio dell’amministrazione Obama

Pubblicato il 24 Mar 2010

I giganti del Web come Google, Facebook e Youtube, che navigano
agevolmente nella rete delle norme sulla privacy degli Stati Uniti,
rischiano di rimanere impigliati tra le maglie molto più fitte che
regolano il settore in Europa. Questo se Svizzera e Germania
manterranno ferma la propria posizione in seno al consesso dei 27
paesi del Vecchio continente che nel 2000 hanno dichiarato la
privacy come diritto fondamentale dei cittadini, che aziende e
governi hanno il dovere di rispettare.

Secondo quanto scrive il Washington post, i legislatori europei
stanno aprendo un’istruttoria, per il momento in fase
preliminare, che porterà a stabilire se pubblicare su siti come
Facebook foto, video e altre informazioni su persone senza il loro
consenso sia una violazione delle normative sulla privacy.

La domanda a cui l’Europa è chiamata a rispondere è: fino a che
punto i social network sono responsabili dei contenuti messi in
rete dai loro iscritti? A dare una prima risposta era stata pochi
giorni fa proprio l’Italia, dove il tribunale di Milano ha
ritenuto tre dirigenti di Google penalmente responsabili per un
video che ritraeva un gruppo di bulli che si accanivano su un
ragazzo autistico.

Se questa linea venisse sposata dall’Europa, il modo in cui
Fabebook, Google e YouTube e altri si muovono in rete potrebbe
cambiare radicalmente, spostando la responsabilità di assicurare
la privacy dagli utenti alle aziende.

I commissari per la protezione dei dati personali di Svizzera e
Germania stanno chiedendo che Facebook giustifichi la sua scelta di
autorizzare gli utenti a caricare indirizzi e-mail, fotografie e
altri dettagli personali che riguardino persone che non si sono
iscritte al social network.

Per adattarsi alle strette norme che regolano la privacy in
Svizzera – si legge sul Washiongton post – a Facebook potrebbe
essere richiesto di contattare le persone le cui informazioni sono
state messe online e chiedere loro se sono d’accordo a essere
state chiamate in causa. Dal canto suo Thilo Weichert, Commissario
per la regione tedesca del Nord dello Schleswig Holstein alla
protezione dei dati personali, afferma: “Abbiamo scritto a
Facebook e detto loro che non stanno rispettando le normative
europee”.

La posizione europea differisce fortemente dall’approccio
statunitense, dove le aziende hanno prolificato sul Web offrendo
agli utenti servizi gratuiti in cambio di informazioni personali
utili per il mercato pubblicitario. “Se l’Europa dovesse
proseguire su questa strada – dichiara al Post Eben Moglen,
professore di legge alla Columbia University – questo creerà un
conflitto significativo”.

Richard Allan, dirigente di Facebook Europe, afferma che per alcune
delle funzioni che sono state esaminate – come quella di
autorizzare gli utenti a pubblicare gli indirizzi mail dei loro
amici per trovarli online – la compagnia ha recentemente previsto
la possibilità, per chi non lo volesse, di ottenere la rimozione
dei propri dati. “Ciò che stiamo tentando di fare come azienda
globale – conclude – è di essere sicuri che i nostri sistemi non
infrangano le regole delle giurisdizioni in cui operiamo”.

Secondo i dirigenti di Google verificare tutti i contenuti
pubblicati dagli utenti nel passato potrebbe essere molto costoso,
per via della grande quantità di dati in questione, e potrebbe
avvicinarsi alla censura, dal momento che le aziende sarebbero
costrette a tracciare un solco tra libertà di espressione e
violazione della privacy. Blogger, YouTube e altri prodotti di
Google – sostengono dall’azienda di Mountain View – sono a lungo
stati usati da attivisti dall’Islanda all’Iran per documentare
gli abusi di governi e aziende.

La questione si risolverebbe – secondo le “major” del Web – se
gli stessi utenti stessero più attenti a ciò che pubblicano,
specialmente quando si tratta di materiali privati. Sia per buon
senso che per cortesia, non dovrebbero mettere online foto o video
di altre persone senza avere il loro consenso.

Secondo molti studiosi del settore negli Stati Uniti, anche se i
legislatori europei si radunassero attorno a una posizione comune,
troverebbero estremamente difficile imporre le proprie leggi su
aziende americane, data la stretta relazione tra la Silicon Valley
e l’amministrazione Obama. E già questo lascia intravedere le
truppe che si schierano in previsione di una lunga battaglia.

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