Frequenze, Roma boccia la gara. Ma sulle tv locali Nordest in rivolta

Il Senato boccia l’emendamento alla manovra che chiedeva una gara competitiva per il dividendo digitale. Vita (Pd): “La maggioranza rema contro l’innovazione”. Intanto il Veneto dichiara guerra bipartisan al Piano frequenze di Agcom: “Difenderemo le tv locali”

Pubblicato il 02 Lug 2010

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Spettro radio italiano alla tv o alla banda larga? A 24 ore dalla
miccia accesa dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia
(“vigileremo per difendere le tv locali”) scoppia la bomba
frequenze anche a palazzo Madama che boccia l’emendamento
alla manovra presentato dall’opposizione in commissione Bilancio.
“La maggioranza sta ancora sulle palafitte – accusa il senatore
Pd Vincenzo Vita -. Disprezza l'innovazione.
Anzi, la spreca”. Il passaggio dalla tv analogica a quella
digitale viene vista, dice il senatore, solo come “un modo per
rendere più forte la concentrazione attorno a Mediaset”.

L’emendamento alla manovra proponeva di mettere subito a gara
competitiva i diritti d’uso di frequenze individuate dall’Agcom
come dividendo digitale esterno.“Negli altri Paesi europei –
aggiunge Vita – si mette a gara il 'dividendo digitale',
con il risultato di entrate assai elevate per le casse pubbliche in
epoca di crisi. Ma niente da fare. Quando si parla di frequenze
televisive, nella destra italiana del conflitto di interessi scatta
una sorta di allarme rosso e tutto si blocca”.

Le conseguenze, fa notare Vita, impattano anche “i tantissimi
operatori e le variegate aziende che attendono da tempo la gara
delle frequenze. Ed e' bene anche che ne siano coscienti i
cittadini condannati al monopolio Rai-Mediaset, questa volta con il
brivido digitale”. Spezza una lancia a favore dela gara anche il
senatore Idv e componente della Vigilanza Pancho Pardi: "Siamo
al conflitto d'interessi elevato all'ennesima
potenza". In Germania, ricorda Pardi, la messa all'asta
delle frequenze digitali ha fruttato allo Stato oltre 4 miliardi di
euro.

Mentre il Senato rinuncia ai ricavi dell’asta, nel Nord Italia
parte la guerra bipartisan al Piano frequenze approvato da Agcom.
Si teme che il Veneto venga penalizzato con la nuova distribuzione
delle frequenze. Come riporta l'edizione veneta del Corriere
della Sera anche Antonio Di Pietro scende in campo con
un'interrogazione al premier sul Piano frequenze. “Vigileremo
con attenzione sul passaggio al digitale terrestre – dice il
capogruppo della Lega Nord in Consiglio regionale Federico
Caner
-. Nel caso in cui un terzo delle frequenze di
qualita' non venisse assegnato alle tv locali in aperta
violazione della legge, ci costituiremo parte lesa'.

Schierata con le locali anche il segretario regionale del Pd in
Veneto, Rosaria Filippin: “In un momento in cui
il Parlamento discute su come realizzare il federalismo è assurdo
e sbagliato che una logica centralistica e indifferente
all'identita' dei territori locali venga proposta per
governare il futuro del digitale terrestre". Le fa eco il
capogruppo del Pdl Dario Bond: “Mentre in tutta
Italia le televisioni locali possono tranquillamente investire,
mantenere e accrescere l'occupazione e passare al digitale –
dice Bond – nel Nordest mancano addirittura le frequenze. E mancano
non solo perche' sono state divise con le confinanti Slovenia e
Croazia, ma anche perché se le accaparrano tutte le televisioni
nazionali”.

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