Quella tassa salva-cinema che incombe sulle telco

Un ddl propone un prelievo dal fatturato annuo a favore di film e audiovisivi. Levata di scudi da parte di Asstel

Pubblicato il 18 Ott 2010

Levata di scudi di Asstel, l’associazione confindustriale delle
aziende di Tlc, contro l’ipotesi ventilata in Parlamento di una
“tassa telecom” a favore del cinema in crisi. La galassia delle
Tlc è in fibrillazione: all’orizzonte un prelievo dalle casse
delle imprese del settore, per la costituzione di un Fondo speciale
a favore del cinema e dell’audiovisivo.

La misura, ferma in Parlamento, è contenuta nei ddl 87, quattro
provvedimenti separati e bipartisan, firmati dai senatori Vittoria
Franco (Pd), Luciano Cagnin (Lega), Franco Asciutti (Pdl) e
Giampiero D’Alia (Pdl). Il Governo, dal canto suo, ha abbinato
alle quattro proposte parlamentari un altro ddl, che in realtà
non contiene prelievo dalle Tlc a favore del cinema. Ma lo stesso
Governo, fa notare Asstel, ha già annunciato un imminente decreto
legge che prolungherà ai prossimi tre anni le agevolazioni fiscali
pro cinema (tax shelter). Il timore del settore Tlc e degli
Internet provider è che proprio in questo Ddl si possa introdurre
– e in decretazione d’urgenza (60 giorni) – la tassazione. Alle
aziende di Tlc replica Vittoria Franco, senatrice del Pd,
firmataria del ddl: “Le aziende di Tlc dovrebbero capire che non
sarebbe una tassa, ma un contributo che aiuterebbe anche loro in
termini di fatturato – dice Franco -. Le aziende
di Tlc, ma anche Mediaset e Sky, sfruttano il cinema ma non
vogliono contribuire economicamente a sostenere la realizzazione di
nuovi film”.

Sulla stessa linea il senatore Pd Vincenzo Vita:
“Il problema vero è che il cinema italiano sta morendo – dice
Vita -. Il prelievo non avverrebbe soltanto dalle aziende di Tlc ma
anche dalla pubblicità. Ma non se ne farà nulla, perché la
legislatura non durerà abbastanza”. La pensa diversamente il
deputato Pdl Giorgio Stracquadanio: “Il cinema
non va finanziato – dice Stracquadanio -. Basta fondi pubblici al
cinema: così si foraggiano soltanto film che nessuno va a vedere.
A maggior ragione non si capisce perché dovrebbero essere le Tlc a
finanziare il grande schermo”.
Più sfumata la posizione del senatore Luciano
Cagnin
della Lega Nord: “Anche le Regioni devono avere
dei fondi che fanno capo al Fus (il Fondo unico per lo spettacolo)
– dice Cagnin -. Per farlo, servono finanziatori privati. Un’idea
è tassare all’origine i film stranieri, i prelievi alle Tlc è
un modo come un altro per trovare fondi”. Nei giorni scorsi in
Commissione Cultura al Senato, Asstel ha ribadito il suo no alla
tassa di scopo a carico delle proprie imprese per alimentare un
nuovo “Fondo per il finanziamento del cinema e
dell’audiovisivo”.

Nel mirino di Asstel, in particolare, il passaggio del ddl che
prevede il prelievo di “una quota percentuale del fatturato
annuo, al netto dell’imposta sul valore aggiunto, degli operatori
delle telecomunicazioni fisse e mobili e del fornitori di accesso
alla rete internet derivante dal traffico dei contenuti
cinematografici e audiovisivi offerti al pubblico a pagamento,
indipendentemente dalla tecnologia di trasmissione ovvero di
trasferimento dati”. Tra l’altro l’ipotesi, fa notare Asstel,
“è in contrasto con la direttiva 2002/20/CE”, come stabilito
dalla Commissione europea, che ritiene “incompatibili con le
norme Ue sulle telecomunicazioni” le tasse sul fatturato degli
operatori Tlc, introdotte da Francia e Spagna per compensare
l’eliminazione della pubblicità dai canali televisivi.

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