Imperiale: “Attuare l’Agenda Digitale per creare nuovi posti di lavoro”

Il direttore di Campania Innovazione si rivolge al nuovo governo: “La digital economy è una leva di crescita. Serve lanciare un piano di sviluppo ad hoc”

Pubblicato il 22 Nov 2011

"Al nuovo Governo suggerisco di adottare provvedimenti e
programmi che siano adatti ai giovani tra i venti e trent’anni, e
di fare un piano di sviluppo con in testa e nel cuore la
generazione dei nativi digitali". A parlare è Edoardo
Imperiale
, direttore generale di Campania Innovazione –
Agenzia regionale per la promozione della ricerca e
dell'innovazione.

Quanto gli chiediamo cos’altro servirebbe per garantire
l’attuazione in Italia l’Agenda Digitale Europea, Imperiale fa
partire la sua analisi sottolineando sia l’importanza della
digital economy, sia la necessità di lavorare affinché questa
possa crescere ed espandersi oltre i confini attuali, piuttosto
ristretti: "l’economia digitale – spiega infatti – crea
valore in molti campi e contribuisce allo sviluppo economico del
Paese. In Italia ha creato 700mila posti di lavoro e, tuttavia, al
momento impatta solo per il 2 per cento sul Pil del Paese. In altri
termini – chiarisce Imperiale – se finalmente si procederà
all’attuazione puntuale della Digital Agenda in Italia, si
creeranno nuovi posti di lavoro e si favorirà lo sviluppo delle
imprese (soprattutto medie e piccole, oggi particolarmente in
affanno) anche sui mercati internazionali. L’Agenzia
dell’Innovazione, con il programma Italia degli Innovatori, ha
aperto una strada efficace per valorizzare a livello internazionale
la capacità innovativa delle Pmi, anche in paesi complessi come la
Cina".

Per riuscire nell’impresa – avverte Imperiale – occorre però
“industrializzare” la digitalizzazione del Paese, cioè
"passare dai singoli casi di successo o, come le chiamo io,
dalle azioni a volte “folkloristiche” che però restano
isolate, alle prassi comuni e condivise, portando a sistema le
esperienze di successo". Si avverte poi forte la necessità,
in primo luogo, di "lavorare all’implementazione delle
infrastrutture: nella Campania – ricorda – ci sono aeree interne
dove non arriva Internet e dove l’accesso al web è negato sia al
singolo cittadino sia all’impresa". In secondo luogo, si
rende necessario "un intervento sulla regolamentazione, la
quale dovrebbe evolversi in modo da divenire favorevole
all’innovazione digitale, ad esempio agevolando la Pubblica
amministrazione nell’erogazione dei servizi al cittadino via
Internet".

Non meno importante è poi la necessità di "stimolare la
domanda digitale dei consumatori, lavorare affinché l’erogazione
dei servizi di e-Gov diventi la norma piuttosto che l’eccezione
e, infine, garantire l’accrescimento delle competenze digitali,
del capitale umano e delle risorse professionali che forniscono o
sviluppano i servizi, quindi incentivare la nascita di imprese che
creano tali servizi".

Quali sono, tra le diverse indicazioni fornite
nell'agenda, quelle che per lei hanno maggiore
priorità?

C’è forte necessità di ampliare le infrastrutture di
comunicazione, specie al Centrosud. E si tratta di un bisogno
sempre più sentito dalla popolazione: basti pensare che, in alcune
città come ad esempio Benevento, i giovani universitari (e i loro
professori) mi dicono che, se dovessero scegliere tra costruzione
di nuove strade e l’arrivo della banda larga, propenderebbero
senza dubbio per la seconda. Purtroppo spesso non sono dello stesso
avviso i decisori, cui bisogna far comprendere che l’economia
“digitale” è un’economia vera.

Qual è il ruolo degli innovatori italiani nel
perseguimento degli obiettivi previsti dalla Comunità
Europea?

Il ruolo dei Parchi, degli Incubatori, delle Agenzie regionali e di
tutti operatori deve essere quello di traduttori e facilitatori
operativi nei rispettivi contesti. Il loro compito è presidiare il
territorio, comprendere quali possono essere i bisogni puntuali in
termini di servizi pubblici, alle imprese e sociali, e quindi di
trovare nuovi modi per erogare tali servizi adottando le nuove
tecnologie. Ne consegue che il ruolo dei poli d’innovazione non
si concretizza solo nella diagnosi del problema, ma anche nel
proporre soluzioni e rivestire un ruolo proattivo in virtù del
proprio know-how tecnico, scientifico, organizzativo e
imprenditoriale. Un ruolo che consiste nello stimolare le imprese,
partecipare alla fase progettuale e proporsi come sintesi tra
Governo centrale, Regioni ed enti locali.

Cosa è stato fatto e cosa c'è ancora da fare dal
punto di vista normativo affinché sia possibile realizzare
rapidamente in Italia l'Agenda Digitale?

Servono norme differenziate su due livelli: una normativa puntuale
e rigorosa per gli operatori e i soggetti che forniscono servizi ed
un’altra, più leggera e soprattutto più comprensibile,
indirizzata agli utilizzatori finali e pensata in maniera tale da
non ostacolare l’erogazione del servizio stesso.

Quali le principali criticità da risolvere?
Riassumendo quanto in parte già accennato, serve portare la banda
larga dove non c’è, formare gli utenti all’uso dei servizi
online, pubblicizzare meglio i servizi erogati online dalla
Pubblica Amministrazione, semplificare un quadro normativo ora
troppo complicato, rinnovare ed aggiornare le competenze dentro la
PA.

Quali sono i benefici e le opportunità che i parchi
tecnologici si aspettano dall’effettiva attuazione
dell’Agenda?

Ci aspettiamo di poter lavorare meglio, di offrire servizi migliori
a un pubblico finalmente reso edotto delle potenzialità e dei
vantaggi derivanti dall’usare servizi online. Oggi noi, come
Campania Innovazione, ci troviamo a dover erogare la maggior parte
dei servizi alle imprese in modalità “face to face”, perché
l’utenza ancora non riesce a prescindere dal contatto diretto. Se
invece ci fosse la necessaria cultura digitale nel nostro tessuto
imprenditoriale, potremmo erogare molti dei nostri servizi via
Internet, con benefici per noi e per chi si serve da noi. Il tutto,
ovviamente, a costi molto inferiori.

L'intervista è pubblicata anche sul sito dell'Agenzia per
l'Innovazione.

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