AGENDA DIGITALE

Giovanelli (Pd): “Semplificare la governance”

Via Ddi e DigitPA: serve un unico e nuovo soggetto. Non si innova a colpi di spot. La PA si cambia dall’interno con più interoperabilità

Pubblicato il 06 Feb 2012

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«La cabina di regia per l’innovazione è una bella notizia». Oriano Giovanelli, deputato del Pd e responsabile PA e Innovazione del partito commenta subito la modalità tecnico-organizzativa con cui il governo Monti poterà avanti l’innovazione.


Una bella notizia. Anche inaspettata?
Guardi, inizialmente mi sono molto preoccupato che questo esecutivo non decidesse nulla di operativamente concreto per la governance dell’innovazione, così come ho temuto che la pubblica amministrazione rimanesse in qualche modo schiacciata dal ministero dell’Istruzione a cui sono state affidate tutte le deleghe. Per cui la decisione di creare una cabina di regia non può che essere la benvenuta. Mi convince soprattutto il ruolo che dovrà svolgere nel coordinare i programmi digitali di Regioni e Province autonome, in molti casi all’avanguardia. In questo senso sarebbe utile pensare di rilanciare strategie di riuso non tanto, e non solo, delle soluzioni IT quanto dei modelli organizzativi che queste determinano nel modo di lavorare della PA.


Quale è secondo lei la priorità che la cabina dovrà affrontare?
È arrivato il momento di riorganizzare quella pluralità di realtà che si occupano di innovazione: il Dipartimento per la Digitalizzazione e Innovazione tecnologica, DigitPA, l’Agenza per l’Innovazione di Milano, le cui competenze spesso si sovrappongono. Serve un’azione di semplificazione e di riorganizzazione forte.


In che modo?
Se guardiamo alla storia di DigitPA – prima Cnipa e ancora prima Aipa – rileviamo un progressivo svuotamento di competenze così come una grande perdita di risorse umane e professionalità altamente qualificate. Bisogna ripartire da quegli errori e realizzare un unico e nuovo soggetto deputato a “gestire” dal punto di vista operativo i programmi di innovazione.


Crede che Profumo e i suoi colleghi Passera e Patroni Griffi siano interessati a farlo?
Credo che un governo tecnico debba sempre cogliere l’occasione di semplificare .


Ha disegnato un quadro abbastanza negativo dell’innovazione del comparto pubblico. Non l’ha convinta proprio nulla di quanto fatto dall’ex ministro Brunetta?
Quello che ha fatto Brunetta è stato incrementare ancora di più il gap digitale della PA italiana, lanciando progetti innovativi solo di facciata, ma che non hanno affatto a scalfito per nulla il modo di lavorare della nostra amministrazione. La strategia degli spot ha solo avito il demerito di aumentare il senso di smarrimento di operatori pubblici e cittadini.


A quali progetti si riferisce, in particolare?
Prendiamo la Pec. Per alcuni versi è uno strumento pleonastico: la PA non ha bisogno di dialogare via e-mail. La PA italiana ha bisogno di cambiare le modalità di organizzazione del lavoro spinta dall’Ict con l’obiettivo di diventare una “Internet” dove il cittadino-utente entra, naviga e accede ai servizi di cui ha bisogno. Per realizzare questo progetto serve lavorare dietro le quinte, trasformando i back office, rendendo i dati interoperabili, riorganizzando i data base. Tutte azioni che non si prestano a fare spot, ma da cui i cittadini trarrebbero enormi vantaggi dal punto di vista dell’efficienza dei servizi.


Il ministro Profumo ha annunciato che le smart city saranno il programma principe di questo governo: una piattaforma dove inserire servizi innovatici di ogni tipo, dall’erogazione di energia pultia fino alle prestazione pubbliche. Come giudica la decisione?
Se fossi ministro farei esattamente la stessa scelta. Le smart city sono uno terreni più belli dove scommettere e vincere la sfida dell’innovazione.

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