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Sanità, allarme dati digitali dei pazienti inglesi

Data Protection Act: in un anno persi 1,6 milioni di informazioni sensibili. Multati gli ospedali di due università per aver consentito la messa all’asta di un hard disk contenente i documenti dei malati

Pubblicato il 29 Ott 2012

Luciana Maci

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Dati riservati su oltre 69.000 pazienti registrati sui drive di un hard disk che, a sorpresa, sono successivamente finiti in vendita in un sito d’aste su Internet. Altri 1,6 milioni di dati sensibili contenuti in un cd andati completamente persi durante un trasloco. Sono alcuni dei casi più clamorosi accaduti al Servizio sanitario inglese (Nhs), che in un anno ha perso circa 1,8 milioni di documenti riservati dei pazienti, in grande maggioranza digitali. Le cifre sono riportate nel Data Protection Act, documento compilato dall’Information Commissioner’s Office (Ico) – organismo pubblico di vigilanza sulla protezione dei dati – che prende in esame il periodo luglio 2011-luglio 2012 in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord.

A maggio scorso è stata inflitta una multa di 325.000 sterline agli ospedali dell’Università di Brighton e del Sussex, facente parte della Fondazione Nhs, per aver consentito la vendita all’asta sul web dei dati personali di 69.000 malati. I 232 drive di hardware sarebbe dovuti andare distrutti, invece sono riemersi in rete, non è ancora chiaro come. Vi erano contenuti database facilmente leggibili con nomi, date di nascita, occupazione, preferenze sessuali, malattie sessualmente trasmissibili e diagnosi. Uno dei database conteneva anche nomi e date di nascita di oltre 1.500 sieropositivi.

Il caso più grave in termini numerici resta però la perdita nell’ospedale del Kent costiero ed orientale di un cd contenente i dati di circa 1,6 milioni di pazienti. Il centro sanitario non è stato multato ma si è impegnato con l’Ico a non ripetere più l’errore.

In totale negli ultimi sei mesi sono state inflitte multe per circa 1 milione di sterline a organismi del Servizio sanitario nazionale britannico.

“Può sembrare scioccante – ha commentato Nick Pickles, direttore del movimento Big Brother Watch – ma non sorprende chi ha familiarità con la conservazione dei dati da parte dell’Nhs. Al suo interno ci sono organizzazioni eccellenti ma anche alcune esperienze terribili”. “Il servizio sanitario nazionale – ha ricordato l’Ico – conserva alcune delle informazioni più sensibili sui cittadini, perciò è di vitale importanza che siano tenute al sicuro”.

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