L'INTERVISTA

Gentiloni: “Agenda digitale, una regia unica per la PA”

Il deputato Pd e responsabile del Forum Ict del partito: “Per realizzare gli obiettivi del piano serve un referente politico del governo e un ente tecnico”

Pubblicato il 14 Nov 2012

Federica Meta

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«Il decreto Crescita 2.0, nella parte relativa all’Agenda digitale, ha prodotto risultati di grande rilievo e soprattutto ha avuto il merito di rilanciare una palla alzata in maniera bipartisan alla Camera, in Commissione Trasporti e Tlc». Paolo Gentiloni, deputato Pd e responsabile del Forum Ict del partito, commenta positivamente l’impianto complessivo del provvedimento, pur evidenziando qualche lacuna.
Gentiloni cos’è che non la convince?
Come ho precisato l’impianto del decreto è del tutto condivisibile. Detto questo, se mi si chiede di fare una critica di merito, evidenzierei la questione della governance dell’Agenda digitale, ancora frastagliata tra troppi ministeri che rischia, in qualche modo, di limitare la portata innovativa del provvedimento e di tutte le politiche per l’innovazione. Nel Crescita 2.0 c’è un eccessivo rimando a decreto attuattivi da realizzarsi di “concerto” tra i ministeri competenti.
In sede di conversione vi impegnerete ad eliminare questo aspetto?
Gli uffici legislativi del Pd stanno già lavorando in questa direzione. Le proposte emendative che saranno presentate alla X Commissione del Senato punteranno a limitare il rimando ad ulteriori provvedimenti, soprattutto quando questi sono ordinativi e non perentori e, quindi, privi di sanzioni. Sono 20 anni che in Italia si tenta di fare la rivoluzione digitale, ma la storia recente insegna che farla senza obblighi concreti e risultati misurabili non porta a nulla.
Nel decreto è completamente assente l’e-commerce. Come giudica la scelta del governo Monti?
Si tratta di una lacuna molto grave. In Italia abbiamo un tessuto produttivo fatto di piccole e medie imprese, nella gran parte dei casi molto orientate verso l’export ma spesso in digital divide. Per queste aziende l’e-commerce può essere un importante volano di crescita, ma serve una spinta della politica. Non si può immaginare che l’Agenda digitale riguardi solo le start up e non le altre migliaia e migliaia di imprese. In questo senso lavoreremo per inserire provvedimenti specifici a sostegno dell’e-commerce, anche in collaborazione con Pdl, Udc e Fli.
Nel testo bipartisan uscito dalla Commissione Trasporti della Camera si stabiliva uno lo switch off dei servizi della PA per singole aree territoriali a partire dal 2013. Anche di questo non c’è traccia del dl. Come pensate di muovervi?
Sul versante PA digitale ci muoveremo su due direttrici: la reintroduzione di uno switch off progressivo e la definizione di una regia unitaria per la gestione dei progetto di innovazione pubblica.
A chi dovrebbe essere affidata la regia?
Pensiamo a un referente politico presso la Presidenza del Consiglio dei ministri perché deve essere chiaro che l’IT è l’asset delle politiche di crescita e rilancio economico: l’innovazione deve avere una forte sponsorizzazione politica. Questo referente deve essere affiancato da un organismo tecnico.
L’Agenzia per l’Italia digitale guidata da Agostino Ragosa?
Ovviamente sarebbe la soluzione più ovvia. Mi auguro, però, che quell’ente sia abbastanza forte per resistere alle pressioni dei singoli ministeri in fatto di digitalizzazione ed evitare che ripetano le modalità decisionali “barocche” che abbiamo visto nella Cabina di regia per l’Agenda digitale Mi spiego: referente politico e referente tecnico devono fare in modo che sull’Agenda digitale si marci su un binario unico e scampare il pericolo che i dicasteri si facciano i progetti nei loro orticelli. La questione della pubblica amministrazione digitale è un tema di rilevanza nazionale che non può essere lasciato in balìa dei singoli.

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