AGENDA DIGITALE

Iwa Italy vs Aie: “Servono e-book accessibili”

L’associazione dei professionisti del web scende in campo a sostegno del decreto Profumo, contestato dagli editori. Roberto Scano: “I testi digitali sono un beneficio per tutti, ma i contenuti devono essere facilmente accessibili”

Pubblicato il 28 Mag 2013

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È scontro tra Iwa Italy e Aie sui libri digitali. L’associazione, che raggruppa professionisti web e sviluppatori esperti di accessibilità, scende i campo contro il ricorso al Tar annunciato dagli editori sul decreto Profumo.

“Ricordiamo innanzitutto agli editori che il passaggio al digitale non è un’invenzione dell’ultima ora, che li trova impreparati. Ricordo innanzitutto che i testi in formato digitale, in particolar modo testo digitale accessibile, devono essere prodotti secondo regole tecniche definite nel decreto ministeriale 30 aprile 2008 – spiega Roberto Scano, presidente di Iwa Italy – Sono quindi cinque anni che gli editori, per i testi che riguardano le adozioni, dovrebbero consentire la fruibilità del testo in digitale ai soggetti con disabilità. Invece a quanto risulta il testo digitale accessibile non viene proprio sviluppato ma si preferisce scaricare la digitalizzazione dell’analogico alle associazioni di disabili le quali svolgono tale attività di riconversione (senza garantire l’accessibilità dei testi) chiaramente a seguito di contributi, in gran parte pubblici”.

Secondo Iwa Italy, inoltre, un testo digitale è comunque un beneficio per tutti: chiunque può estrarre e rielaborare i testi, consente quindi reale approfondimento delle tematiche e non la mera sottolineatura dei testi per “fissare” le informazioni utili. “A tutt’oggi vi sono studenti che per poter apprendere i contenuti devono acquisire con scanner i testi cartacei, trasformandoli in testo digitale tramite applicativi di riconoscimento caratteri – ricorda Scano – Questo è solo uno dei benefici dei testi digitali. Sulle problematiche di presunta mancanza delle tecnologie, vorrei ricordare che materiale didattico-formativo digitale non significa libro di testo in Pdf, come spesso accade con gli editori tradizionali”.

E il testo digitale accessibile si può fare. “Come Iwa, editori, abbiamo fatto il primo testo accessibile in Italia nel lontano 2004, semplicemente strutturando i contenuti in modo da garantire la generazione di versioni “alternative” accessibili – evidenzia – All’epoca era fattibile, oggi con l’evoluzione delle tecnologie e le specifiche internazionali in materia di accessibilità dei contenuti Web (Wcag 2.0), l’accessibilità nella formazione non è più un’utopia, e pertanto generare testi e materiale formativo accessibile deve essere un requisito essenziale per ogni editore che desidera porre i propri testi all’interno del catalogo delle adozioni”.

“Per questo invito i genitori e le associazioni di genitori di effettuare formale diffida sia agli editori, sia ai docenti riguardo l’affido di testi cartacei rispetto a reali testi digitali (non versioni Pdf di file di stampa o versioni ‘chiuse’ in pacchetti software che non consentono il riuso dei testi a scopo formativo) – conclude il presidente di Iwa Italy – E vorrei vedere attivarsi le associazioni di genitori, quelle che solitamente si lamentano per il peso degli zaini, quelle che si lamentano della necessità di acquistare sempre testi nuovi ogni anno”.

Ieri gli editori hanno annunciato il ricorso al Tar contro il decreto Profumo sui libri digitali. Come spiega il presidente del Gruppo Educativo dell’Associazione Italiana Editori (Aie) Giorgio Palumbo “il ricorso non è contro i libri digitali ma contro i tempi e i modi di realizzarne la diffusione, in contrasto rispetto alla legge votata dal Parlamento e non tengono conto delle carenze infrastrutturali della scuole”.

Due sono gli argomenti attaccati dagli editori nel ricorso al Tar rispetto al provvedimento ministeriale: l’adozione “forzata” di testi digitali imposta dal decreto per le classi “capiciclo” (la prima classe della scuola primaria e secondaria) e, in secondo luogo, l’abbattimento previsto dei tetti di spesa del 20%-30% già dall’anno 2014/2015.

Secondo Palumbo il “decreto Profumo ha introdotto una nuova adozione digitale forzata a dispetto delle autonomie delle scuole e delle stesse capacità tecniche di scuole, insegnanti e alunni ad essere pronti già per l’anno 2014/2015”. “Costringerà noi editori ad annullare i nostri investimenti e a macerare i nostri magazzini – puntualizza – costituiti in base alla legge dei blocchi delle adozioni e calcolati secondo le ragionevoli aspettative del graduale passaggio al digitale, così come definito dal testo della legge votato in Parlamento”.

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