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L’Inail “apre” i dati degli infortuni sul lavoro

L’Istituto crea un dataset ad hoc consultabile nella sezione open data del portale. Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini: “Un esempio per tutte le PA”

Pubblicato il 13 Set 2013

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L’Inail “apre” i dati relativi agli infortuni sul lavoro. Nella sezione open data del portale sono disponibili nei formati aperti csv, xml e rdf, l’insieme dei dati relativi a ogni singolo caso di infortunio sul lavoro, raggruppati per regione, che possono essere scaricati e riutilizzati liberamente da cittadini e imprese. Si tratta dell primo risultato del progetto avviato dall’Istituto, destinato a proseguire con la pubblicazione dei dati “elementari” sulle malattie professionali e sulla valutazione dell’impatto economico di infortuni e tecnopatie. Secondo il ministro del Lavoro Enrico Giovannini è “un risultato di grande rilievo, che segna un cambiamento epocale”.

“Per l’Inail questo tema riveste una grande rilevanza politica e strategica, che ci permetterà di calibrare meglio le nostre azioni sul fronte della sicurezza e della prevenzione – spiega il presidente dell’Istituto, Massimo De Felice – La sezione open data del nostro sito esiste da tempo, ma fino ad oggi metteva a disposizione dati già aggregati. Con questo progetto, invece, puntiamo a fornire i dati relativi a ogni singolo caso di infortunio”.

In particolare, per ciascun caso sono forniti sette tipi diversi di dati, che riguardano la localizzazione temporale, il luogo e le modalità dell’infortunio, le sue caratteristiche amministrative e medico-legali, le caratteristiche dell’infortunato, come l’età, il sesso e il luogo di nascita, e quelle del datore di lavoro. “L’insieme dei dati relativi agli infortuni avvenuti nell’ultimo quinquennio – precisa De Felice – sarà messo a disposizione con cadenza semestrale, a luglio e a novembre. A partire dal prossimo gennaio, inoltre, ogni mese metteremo a disposizione i dati che riguardano le denunce di infortunio, che saranno messi a confronto con gli andamenti dell’anno precedente”.

Gli open data Inail sono accompagnati da un “modello di lettura” articolato in 58 tabelle, che possono servire a comporre diversi itinerari tematici e a guidare diversi livelli di approfondimento sui dati elementari messi a disposizione in formato aperto, anche con elaborazioni autonome da parte degli utenti. Questo schema interpretativo, corredato da un vocabolario e da un thesaurus, analizza le denunce, le denunce con esito mortale, gli infortuni riconosciuti sul lavoro, le composizioni delle classi di menomazione e il tipo di indennizzo. Sono forniti dettagli, inoltre, sulle modalità di accadimento (in occasione di lavoro e in itinere), per luogo di nascita, genere e classe d’età dell’infortunato, e un’analisi delle cause di non riconoscimento dell’infortunio da parte dell’Istituto.

L’auspicio del ministro Giovannini è che gli open data dell’Inail “siano uno stimolo per ricercatori, sindacati, parti sociali, studiosi”, che “devono utilizzare questi dati per compiere quella che in inglese è chiamata peer pressure, una pressione costante per spingere le aziende e gli stessi lavoratori a non abbassare la guardia sulla prevenzione”. Il rischio aggiunge il ministro, “non può mai essere eliminato del tutto, ma deve essere gestito” e i dati aperti messi a disposizione dall’Istituto possono servire anche a individuare dei benchmark, valori di riferimento “per premiare le imprese che investono in sicurezza”.

L’approccio agli open data adottato dall’Inail, secondo Giovannini, “deve diventare un must per tutte le amministrazioni pubbliche” ed è importante anche lo sforzo compiuto dall’Istituto “per assicurare una comunicazione dei dati tempestiva, che può consentirci di valutare in tempo reale l’efficacia dei provvedimenti varati dal governo”. Per il ministro, però, l’Italia deve compiere un salto di qualità nella cultura dell’uso dei dati: “L’informazione è fondamentale, ma la politica deve usarla nel modo corretto e i media devono comunicarla nel modo corretto”.

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