LA BUSSOLA

Trasparenza, la PA italiana arranca

Tre amministrazioni su dieci ancora non in regola con la pubblicazione dei dati economici online. Al palo soprattutto gli enti più piccoli. E il governo spinge sul portale unico

Pubblicato il 28 Apr 2014

F.Me.

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Tre PA su 10 non adempiono gli obblighi sulla trasparenza. Sono i numeri un anno dopo l’entrata in vigore del provvedimento che obbliga gli enti a pubblicare online i pagamenti. Motivo per cui nel decreto Irpef il governo guidato da Matteo Renzi ne ribadisce l’obbligo, prevedendo in futuro anche un portale unico dove pubblicare queste info.

La Bussola della Trasparenza, il software della Funzione Pubblica che monitora lo stato dell’arte – l’ultimo censimento risale al 23 aprile – evidenzia che il 22% degli enti non ha nemmeno attivato sulla home page istituzionale la sezione “amministrazione trasparente” come da norma di legge.

In questo quadro sono soprattutto le Regioni a rappresentare sacche di resistenza: Campania e Calabria, per esempio, non arrivano al 70% delle info pubblicate online, seguite dall’Umbria (69%). Tra i virtuosi spiccano il Friuli Venezia Giulia (90%), Piemonte (89%) e Veneto (84%).

I dati sulle società partecipate sono pubblicate solo sul 67,4%: nel Lazio solo una PA su due “posta” i dati sui compensi dei manager delle aziende regionali; in Lombardia il 72% e in Veneto il 74%.

Da rilevare il fatto che, all’annoso divario Nord-Sud, si associa quello dimensionale: più o meno in tutte le Regioni più gli enti sono piccoli più si fa fatica a rispettare la legge.

Meglio sul versante compensi dei politici, a causa anche dei riflettori oramai sempre accesi sugli sprechi: l’87% delle amministrazioni elettive ha reso noti online i rendiconti dei gruppi o dei partiti. In dieci Regioni si è raggiunto il 100% degli adempimenti.

Su fronte sanità, ci sono Regioni che marciano a pieno ritmo: Emilia Romagna, Marche, Sardegna, trentino Alto Adige hanno pubblicato il 100% delle info relative alle liste di attesa.

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