AGENDA DIGITALE

Anagrafe unica al rush finale

Norme quasi pronte. Ora si studiano soluzioni per sostenere i piccoli Comuni

Pubblicato il 19 Set 2014

Alessandro Longo

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L’Anagrafe unica sta per completare l’iter normativo che le darà i natali, nel corso del 2015, mentre Agid lavora a soluzioni per consentire a tutti i Comuni di adeguarsi alla novità. La sfida sarà farlo “a costo zero”, visto che la normativa non prevede copertura finanziaria. Ma si va avanti: la Conferenza Stato Regioni ha ormai approvato il decreto attuativo del Ministero dell’Interno. In questi giorni sta completando l’iter di approvazione.

“Il decreto disciplina la costituzione della infrastruttura centrale che si farà carico dal 2015 di accogliere i dati ad oggi residenti sulle 8100 anagrafi comunali. Sarà un punto unico di riferimento, sempre aggiornato, per le informazioni anagrafiche e di residenza per i cittadini italiani residenti in Italia e all’estero – spiega Maria Pia Giovannini, (Agid) – I lavori svolti dal tavolo interministeriale hanno permesso di concludere, prima dell’estate, la fase di progettazione dell’infrastruttura e delle procedure di interconnessione della banca dati con i Comuni che continueranno ad avere la titolarità dei dati anagrafici di loro competenza”.
Un progetto complesso, a cui collaborano numerosi attori istituzionali: i Ministeri dell’Interno e della PA, come proponenti, gli Esteri, il Garante per la privacy, il Mef, l’Istat, le Regioni (Cisis), Anci, l’Agid, quale coordinatore operativo del progetto ed infine Sogei delegata alla realizzazione della infrastruttura. “Adesso è in corso il completamento della infrastruttura centralizzata da parte di Sogei. A seguire, ci sarà il dispiegamento della banca dati verso i Comuni. Processo che, in base alle previsioni dell’ultimo piano di lavoro, richiederà circa 15 mesi, a partire dai comuni pilota – dice Giovannini – La criticità maggiore del progetto si focalizza, pertanto, proprio sulle attività che i Comuni dovranno fare per aggiornare i propri sistemi; quindi per adeguarsi ai requisiti di sicurezza e adottare le procedure di collegamento alla infrastruttura centrale Anpr”.

“L’anagrafica è un archivio centrale in ogni amministrazione comunale che svolge molte altre funzioni oltre quelle demografiche imperniate sui dati anagrafici; di conseguenza, i Comuni hanno manifestato comprensibili preoccupazioni, temendo di dover rivedere integralmente i sistemi comunali senza avere alcuna copertura finanziaria dalla norma – spiega ancora Giovannini. – Ma tali preoccupazioni sono state superate grazie ad un approccio pragmatico che ha circoscritto le modifiche nei soli punti finali in cui i Comuni aggiornano la base dati anagrafica locale e alla possibilità di raggiungere accordi con le associazioni di categoria dei fornitori di prodotti software per la realizzazione delle suddette modifiche”. Si è trovata insomma una soluzione che dovrebbe ridurre i costi e la complessità dell’adeguamento dei Comuni.

Scettico Ernesto Belisario, avvocato esperti di Agenda digitale: “il processo, seppure ben disegnato, nasconde delle insidie legate alla reingegnerizzazione dei sistemi informativi comunali, a costo zero. Il nostro Paese è fatto di Comuni piccoli e piccolissimi non attrezzati ed è altamente probabile che queste difficoltà possano incidere sull’effettività della riforma”.

Eppure l’Anpr porta con sé vari vantaggi: permetterà di eseguire in tempo reale le variazioni anagrafiche gestite dai Comuni; di allineare tutte le banche dati pubbliche contenenti dati anagrafici attraverso un sistema di notifica delle variazioni, “con conseguenti benefici dovuti alla razionalizzazione dei processi e risparmi in termini di eliminazione di attività ridondanti ed errori”, sottolinea Giovannini. Per Belisario “l’Anpr è una delle riforme necessarie per una una PA digitale efficiente, in grado di erogare servizi on line di qualità”, commenta Belisario; peccato quindi che la norma non assegni risorse utili affinché questa trasformazione avvenga senza traumi. “Il vero cambio di passo arriverà davvero se le spese in informatica cesseranno di essere viste come un costo (da tagliare) invece che come un investimento”.

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