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Tassa su Internet, l’Ungheria fa dietrofront

Stop al provvedimento dopo le proteste e il pressing diplomatico. Nel 2015 consultazione nazionale

Pubblicato il 31 Ott 2014

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La misura che avrebbe importo ai cittadini ungheresi di pagare allo Stato 50 centesimi di euro (150 fiorini) per ogni gigabyte utilizzato finisce in soffitta, sopraffatta dalle proteste di piazza e dalle pressioni diplomatiche internazionali, in primi dell’Unione europea.  

A prendere la decisione è stato il primo ministro ungherese Viktor Orban (nella foto). La tassa “non può essere introdotta nella sua forma attuale”, ha detto il premier, espressione dei conservatori, in un’intervista radiofonica. Le manifestazioni di protesta, ha aggiunto
il premier ungherese, hanno reso “impossibile” l’introduzione della tassa. Il futuro del provvedimento, ha annunciato il capo del Governo, verrà quindi deciso prossimo anno
nell’ambito di una consultazione nazionale.
La misura era stata decisa dal governo Orban per ripianare il buco di bilancio per il prossimo anno aveva scatenato nei giorni scorsi le proteste di migliaia di ungheresi, arrivati a scendere in piazza per protestare contro quella che avevano definito come un’operazione volta a restringere gli spazi di critica contro l’ esecutivo.

A schierarsi contro la tassa su Internet era stata anche l’Unione europea, che l’aveva definita “un’idea molto cattiva” e soprattutto “l’ultima misura di una serie prese a livello nazionale che limitano la libertà”.

“Sono molto soddisfatta, la voce degli abitranti dell’Ungheria è stata asacoltata – ha commentato Neelie Kroes, commissario Ue all’Agenda digitale – E sono orgogliosa che la Commissione Europea abbia svolto un ruolo positivo nella difesa dei valori dell’Eurpoa e l’Europa digitale”

 

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