POLIMI

E-fattura, da oggi un miliardo di risparmio per la PA

Ogni operazione costerà circa 17 euro in meno. Si potrebbe arrivare a tagliare fino a 60 miliardi con la digitalizzazione completa del ciclo ordine-pagamenti in tutte le aziende italiane

Pubblicato il 31 Mar 2015

D.A.

fotina-convegno-fatturafotina-131122113626

La fatturazione elettronica, in vigore da oggi per tutte le amministrazioni pubbliche, consentirà un beneficio economico di circa un miliardo di euro, grazie alla riduzione dei costi di esecuzione delle attività, alla migliore accuratezza del processo, alla riduzione degli archivi di documentazione fiscale all’abbattimento dei tempi di esecuzione dei processi. Sono da aggiungere circa 500 milioni di euro di risparmi legati all’aumento di produttività delle imprese fornitrici della PA, per un beneficio economico complessivo pari a 1,5 miliardi di euro. La stima è dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano.

La fatturazione elettronica consente alla pubblica amministrazione un risparmio di circa 17 euro per ogni fattura ricevuta: 14 euro grazie alla riduzione dei costi di manodopera e altri 3 euro grazie all’eliminazione dei costi di gestione e archiviazione. Anche per i fornitori della PA si stimano benefici importanti, compresi tra 6 e 8,5 euro per ogni fattura, nello specifico 4-5 euro grazie alla riduzione dei costi della manodopera per attività di stampa e imbustamento, relazione con la PA e conservazione, 2-3,5 euro per la riduzione dei costi riconducibili a materiali consumabili e riduzione dello spazio occupato. E la fatturazione elettronica è solo l’inizio del percorso. La completa digitalizzazione del ciclo dell’ordine, con la piena integrazione e dematerializzazione dei documenti, porterebbe benefici economici molto superiori: si stima una riduzione del costo del processo compresa tra 25 euro e 65 euro a ciclo, dall’avvio dell’ordine alla chiusura del pagamento. Quindi, I risparmi complessivi potrebbero crescere fino a 6,5 miliardi di euro l’anno, se da questo primo step si riuscisse a raggiungere la digitalizzazione dell’intero ciclo procure to pay della pubblica amministrazione. Arrivando fino a 60 miliardi di euro nell’ipotesi della digitalizzazione completa del ciclo ordine-pagamento di tutte le imprese italiane.

La novità già interessa dallo scorso 6 giugno oltre 9.050 enti pubblici della PA centrale, ovvero Ministeri, Presidenza del Consiglio dei Ministri e Avvocatura dello Stato, Agenzie Fiscali, Enti Nazionali di Previdenza e Assistenza sociale, Forze di Polizia ad Ordinamento Civile e Militare, Istituti di Istruzione Statale. Da oggi viene estesa ad altri circa 12.450 enti, ovvero Regioni, Province, Comuni, Università, Enti della Sanità ecc. Una rivoluzione che coinvolge circa 21.500 enti pubblici e 46.076 uffici. Ad oggi, sono circa 2,2 milioni le fatture elettroniche già veicolate dal Sistema di Interscambio, ma si stima che a regime, saranno circa 50 milioni quelle scambiate tra la Pubblica Amministrazione e i suoi circa 100 mila fornitori abituali a cui aggiungono 1,8 milioni di fornitori occasionali, per un valore complessivo dell’acquistato pari a 135 miliardi di euro ogni anno.

“La fatturazione elettronica alla PA è un’opportunità concreta di innovazione digitale del Sistema Paese, una trasformazione che le organizzazioni sia pubbliche sia private non possono più permettersi di procrastinare – afferma Alessandro Perego, responsabile scientifico dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione -. Il potenziale innovativo, soprattutto culturale, del passaggio alla fatturazione elettronica obbligatoria verso le PA può essere dirompente se riuscirà a introdurre una maggiore consapevolezza su come si gestiscono i flussi digitali. Non sarà un percorso facile, soprattutto a stretto ridosso della scadenza dell’obbligo, tuttavia è un cammino indispensabile da intraprendere”.

Con la fatturazione elettronica si intende il processo con cui si gestisce l’emissione, l’invio tramite il Sistema di Interscambio, la tenuta e la conservazione a norma del documento Fattura. Questo processo, definito dal legislatore in tutti i suoi passaggi, si ispira ai principi della dematerializzazione e dell’integrazione che costituiscono le colonne portanti della Digitalizzazione e che quindi possono essere estesi e applicati per digitalizzare l’intero ciclo dell’ordine.
L’obbligo di fatturare in modalità elettronica a tutte le PA del nostro Paese non significa solo allegare una qualsiasi file-fattura a una email o a una PEC, invece che spedirla. Significa per i fornitori della PA, produrre un file in formato elettronico strutturato, firmato digitalmente, da conservare a norma in elettronico obbligatoriamente per 10 anni; per le PA, ricevere un XML firmato da integrare nei sistemi contabili e da gestire con workflow approvativi digitali, per poi portarlo in conservazione digitale a norma per 10 anni.

“La fattura elettronica alla PA potrebbe inaugurare un periodo di innovazione digitale pervasiva nelle relazioni di business e nei processi interni – spiega Paolo Catti, responsabile della ricerca dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica –. In questo contesto, infatti, digitalizzare non significa solo dematerializzare la carta, ma impostare una profonda revisione delle organizzazioni e del modo di lavorare alla luce delle opportunità offerte dalle tecnologie digitali. Per questa ragione, ora è opportuno non fermarsi alla sola fatturazione, ma estendere il perimetro di riferimento all’intero processo logistico-commerciale e amministrativo-finanziario che va dalla creazione dell’ordine alla chiusura del ciclo dei pagamenti e delle riconciliazioni”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articolo 1 di 2