Pct, “serve un ruolo più forte di Agid”

Secondo l’avvocato Gorga va affidata all’Agenzia per l’Italia digitale l’emanazione delle specifiche tecniche dei formati dei documenti che riguardano il Processo civile telematico. “E’ necessario superare le incongruenze del passato”

Pubblicato il 30 Lug 2015

Michele Gorga, avvocato

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Con un comunicato stampa del 23 luglio 2015 il Ministero della Giustizia precisa che sul PCT non vi sarà nessun ritorno alla carta perché la telematica nel processo è scelta irreversibile.

Precisano dal Ministero, riguardo alla levata di scudi da parte delle associazioni forensi è dei vari commentatori, che il ritorno alla carta nel processo civile, che pare essere stata definitivamente imposta con l’emendamento all’articolo 19, approvato dalla Commissione Giustizia della Camera al Disegno di Legge di conversione del D.L. 83/2015, con il quale si è modificato l’art. 16 bis comma 9 del D.L. 179/2012 convertito in L. 221/2012, che prevede in capo al Ministro le misure organizzative per l’acquisizione della copia cartacea degli atti depositati telematicamente, in realtà non sarebbe pregiudizievole perché risponderebbe a una diversa esigenza.

La novella modificativa, ancora sub judice al Senato, dove i numeri della maggioranza parlamentare sono molto risicati, demanda a un decreto del ministro le misure che ad avviso di chi scrive introdurranno di fatto e di diritto un doppio binario telematico e cartaceo per quanto attiene al deposito degli atti nel processo civile con tutte le incongruenze già ampiamente segnalate da questa tribuna.

Per il Ministero l’esigenza del regolamento sarebbe sorta proprio per raggiungere l’obiettivo di stabilire rigorosamente, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale un’omogeneità tramite la codificazione della previsione dei casi tassativi in cui è ammissibile l’acquisizione della copia di cortesia. Questa norma, invece, come tante altre sul PCT, come da tempo segnalato, è il frutto di una risposta empirica e occasionale ai problemi e alle resistenze che nell’attuazione del PCT si trovano. In modo estemporaneo la legislazione corre dietro ora alla decisone del Tribunale tale ora della Corte tal altra, senza avere un disegno generale. In altre parole il Ministro spaventato dalla giurisprudenza, dai protocolli in formazione sul territorio nazionale tra Consigli degli Ordini Forensi e Tribunali ben ha pensato, non già di vietarne la proliferazione, bensì di renderli definitivi normandoli precisando il comunicato che il regolamento riguarderà la tipologia degli atti nei quali sarà prevista: la forma, i caratteri, il numero di pagine ecc.

Ben diversa, invece, dovrebbe essere le azioni da percorrere per rendere omogenei, semplici e diretti tutti i redattori degli atti e accessibili full time i server delle cancelleria; prolungare la validità dei certificati; assegnare ad AgID la emanazione delle specifiche tecniche dei formati dei documenti che dopo il pericolo dell’evitato stop della sentenza del Tar del Lazio, e in attesa dell’eventuale appello, che allo stato dovrebbe ritenersi sventato in base alle dichiarazioni del direttore generale di AgID Antonio Samaritani, dovrebbero essere superate le incongruenze e gli errori del passato, e facendo tesoro proprio dell’esperienza del PCT, che è il primo esempio realizzato di Public System of Digital identity procedural, procedere spediti verso gli obiettivi dell’identità digitale generalizzata.

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