LA MANOVRA

Tagli IT, Fantoni: “Investimenti fondamentali per crescita, non si perdano altre occasioni”

La presidente di Assinter sull’articolo 29 della legge di stabilità che taglia del 50% la spesa delle PA: “L’innovazione deve essere al centro degli obiettivi del pubblico e del privato”

Pubblicato il 29 Ott 2015

Federica Meta

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“Sappiamo che c’è un rapporto diretto tra Ict ed innovazione nei processi produttivi ed organizzativi. Vale sia per il settore pubblico che per il settore privato. Per questo, consideriamo fondamentali gli investimenti pubblici in Ict per rendere competitivo il Paese. Non possiamo perdere ulteriori occasioni per riportare l’innovazione al centro dei nostri obiettivi, soprattutto in un momento come questo”. E’ il commento di Clara Fresca Fantoni, presidente di Assinter, la società che raccoglie le in house Ict, all’articolo 29 della legge di stabilità che prevede il taglio del 50% ai budget IT delle amministrazioni.

Nei giorni scorso l’allarme è stato anciato anche dalle associazioni di impresa e dai sindacati. Confindustria Digitale è stata a prima a scendere in campo: “E’ una visione incomprensibile quella che sta dietro a questa norma – ha commentato il presidente Elio Catania – perché è in contrasto con le politiche di crescita e sviluppo dell’occupazione e perché tagliare la spesa nelle nuove tecnologie significa tagliare proprio lo strumento principale per operare una spending review strutturale e mettere in efficienza la Pa”.

“Ridurre l’impegno della PA sull’Agenda Digitale vuol dire incidere negativamente sul futuro del Paese che già non brilla da questo punto di vista”, ha sottolineato Agostino Santoni presidente di Assinform. Da parte sua il presidente di Assintel Agostino Rapari ha evidenziato che “se non si è trattato di un errore allora si tratta di un fatto grave. E il governo apparirebbe schizofrenico: prima spinge sul digitale e poi taglia la spesa della PA ossia del soggetto che deve fare da traino alla digitalizzazione del Paese”.

“Corretto razionalizzare la spesa per acquisti della Pubblica Amministrazione centrale e locale anche quella per il digitale, ma occorre dedicare tutti i risparmi così ottenuti al miglioramento dei servizi “online” offerti ai cittadini, ai turisti ed alle imprese”: questo il parere di Ennio Lucarelli, Presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici. Alessandro Musumeci, presidente del Club Dirigenti Tecnologie dell’Informazione di Roma: “Ridurre del 50% gli investimenti in ICT, una delle poche leve strategiche a disposizione o è una svista clamorosa, come vogliamo continuare a immaginare, oppure vuol dire non aver neanche una minima idea di cosa sia la rivoluzione digitale e come si debba gestire la Pubblica Amministrazione”.

In campo anche i sindacati: “Il settore dell’Information technology in Italia impiega circa 400.000 lavoratrici e lavoratori, di cui una grossa parte impegnati proprio sullo sviluppo di servizi e soluzioni per la Pubblica amministrazione – spiega Roberta Turi, segretaria nazionale della Fiom-Cgil. – La scelta di tagliare il 50% della spesa avrebbe un impatto devastante sull’occupazione e peggiorerebbe i servizi erogati ai cittadini”. Per la Fiom il Parlamento deve “intervenire immediatamente per modificare la legge e non tagliare la spesa pubblica in tecnologie informatiche”. Il 21 novembre il sindacato ha indetto una manifestazione per protestare contro la legge di stabilità. “Quel giorno scenderemo in piazza anche per realizzare quest’obiettivo”, dice Turi.

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