E-health, in Italia è ora di passare all’execution

Fascicolo sanitario, elettronico, ricette digitali e telemedicina. Le norme ci sono, ma occorre passare all’attuazione. L’analisi di Gregorio Cosentino (Cdti)

Pubblicato il 17 Nov 2015

Gregorio Cosentino, Cdti

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Non c’è settimana che non vengo invitato ad un convegno sul tema della sanità digitale o e-health che si voglia dire, con l’illustrazione di sempre più avanzate tecnologie. Sentendo gli interventi dei rappresentanti del mondo sanitario, si ha la conferma di come oggi la tecnologia sempre più facilita l’efficientamento dei processi sanitari anche se da sempre io sottolineo che le sole tecnologie possono poco se non s’incide anche su altri fattori critici – come l’approccio politico e manageriale, lo sviluppo di una cultura del fare e trasformare, l’innovazione dei processi sanitari, la formazione del personale e del cittadino, lo sviluppo di standard e soluzioni innovative, i finanziamenti per l’innovazione, ecc – che possono permettere l’adozione e la diffusione delle stesse tecnologie. Adozione e diffusione che sono un obiettivo primario anche per la Commissione Europea, che nelle varie elaborazioni dell’agenda digitale UE evidenzia come “dobbiamo investire nell’uso intelligente della tecnologia e nello sfruttamento delle informazioni per trovare soluzioni che sostengano una popolazione che invecchia, consentano ai pazienti di avere un ruolo più incisivo e migliorino l’accesso alla rete delle persone con disabilità”.

Ciò premesso, sono ormai ben identificati gli ambiti sanitari in cui proficuamente si possono inserire le soluzioni digitali, e quando dico proficuamente intendo sia dal punto di vista sanitario che economico. Ne elenco solo alcuni.

Il fascicolo sanitario elettronico (FSE) – vera e grande innovazione per la Sanità – è un contenitore che contiene tutta la storia clinica presente e passata di una persona e tutti gli eventi sanitari e socio sanitari che lo riguardano. Il fascicolo consente di garantire la continuità nella cura del cittadino attraverso i vari servizi assistenziali.

Per quel che riguarda il Centro Unico per le Prenotazioni CUP, ormai si parla sempre più spesso di ulteriore informatizzazione del servizio, “oltre il cup”, grazie alla dematerializzazione della prescrizione medica.

La Telemedicina/Mhealth, altro grande tema a me caro, consentirà il ridisegno del sistema sanitario spostando, ove possibile, le prestazioni del sistema sanitario dagli ospedali (sempre più focalizzati sugli episodi acuti) al domicilio dei pazienti (lungodegenze e cronici). Essendo solo una modalità particolare di erogazione delle prestazioni sanitarie, ne potranno usufruire vantaggiosamente sia il territorio che l’ospedale, tra i quali si pone logicamente come punto di raccordo. Deve comunque essere potenziato il territorio sia in termini di formazione del personale medico e infermieristico che di postazioni remote di tele diagnostica. E innalzare il livello generale di protezione dei sistemi di e-Health.

La trasmissione telematica dei certificati di malattia. E’ un sistema ormai consolidato che prevede la trasmissione del certificato medico del dipendente pubblico o privato da parte del medico curante all’Inps, che lo inoltra al datore di lavoro. E grande enfasi pongo sulla prescrizione elettronica, che ormai mi sembra ben avviata dopo varie esitazioni iniziali da parte del personale medico.

Ancora, tante innovazioni sempre più tese a “far fare rete“ allo stesso personale medico, qui per esempio segnalo quella del vetrino digitale, con la creazione della rete oncologica, basata sulla rete delle anatomie patologiche che, al momento attuale, e’ stata realizzata solamente in alcune regioni e che permetterebbe la piena realizzazione dei registri tumori in Italia, che rappresentano un importantissimo punto di riferimento epidemiologico.

L’altro grande campo che sottosta a tutti i precedenti è la dematerializzazione dei documenti sanitari, che necessariamente devono essere in forma digitale, costante di ogni progetto di innovazione.

E poi un fiume di nuove tecnologie o soluzioni, come Big Data Analytics, Sistemi di Supporto alle Decisioni, Cloud Computing, Robotica.

E’ pertanto difficile recensire le tante iniziative in corso per digitalizzare la Sanità. Ho avuto però modo, partecipando ai lavori preparatori e poi facendo parte della giuria qualificata per l’assegnazione di un premio, di apprezzare la ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, che si pone l’obiettivo di analizzare e promuovere il ruolo delle tecnologie digitali a supporto del miglioramento e dell’innovazione dei processi della Sanità in Italia, nei suoi specifici suddetti ambiti. Evidenzio quindi un primo dato importante emerso nella ricerca del Polimi, e cioè che “nel 2014 è finalmente tornata a crescere la spesa per il digitale nella Sanità, che vale 1,37 miliardi di euro. Ora è arrivato il momento di mettere in pratica i piani per l’innovazione digitale del Sistema Sanitario per fermare quel processo di progressivo deterioramento che rischia al tempo stesso di rendere qualitativamente inaccettabili ed economicamente insostenibili i servizi del nostro sistema socio-sanitario”.

Come lo stesso Ministro della Salute on. Beatrice Lorenzin afferma in molti suoi interventi pubblici, “occorre puntare sulla Sanità Digitale in quanto essa rappresenta una leva strategica che può contribuire fattivamente a conciliare la qualità del servizio con il controllo della spesa, e, soprattutto, favorire l’erogazione delle cure secondo percorsi clinico-assistenziali strutturati, che possano adattarsi in modo flessibile e personalizzato ai bisogni di salute dei cittadini”. “E le professioni sanitarie rivestono un ruolo fondamentale nella società al fine di assicurare, nel quadro di un sistema sanitario nazionale efficiente ed efficace, la migliore qualità possibile delle prestazioni erogate”.

Insomma, le tecnologie ci sono tutte, i buoni propositi anche, ma bisogna accelerare la fase del “fare”. È allora necessario proseguire nel percorso intrapreso a livello nazionale, di cui il Patto della Sanità Digitale rappresenta uno degli elementi fondanti, al fine di incrementare lo sviluppo e la diffusione della sanità digitale con l’obiettivo di conseguire un miglioramento della qualità dei servizi resi al cittadino. A tal fine è necessario investire nella sanità digitale, nella consapevolezza che ciò costituisce un investimento e non un costo.

E garantendo una cabina di regia unitaria che metta intorno ad un tavolo di lavoro regioni, strutture centrali, esperti e comparto dell’offerta, e dia unitarietà ad un approccio che vede fino a oggi un mercato spontaneo in cui ogni centro di decisione locale si è mosso in maniera autonoma senza un piano preordinato e una visione generale.

Sempre ponendo la massima attenzione al tema della protezione dei dati del paziente, su cui c’è la massima attenzione da parte del Garante per la protezione dei dati personali.

E sviluppando un programma che rapidamente promuova la cultura della sanità elettronica, con programmi di formazione specifici da attuarsi sia nell’ambito del corso di studi universitari e master universitari, sia all’interno della Educazione Continua in Medicina ECM, il processo attraverso il quale il professionista della salute si mantiene aggiornato per rispondere ai bisogni dei pazienti, alle esigenze del Servizio sanitario e al proprio sviluppo professionale.

Con la Sanità italiana che potrà cosi cogliere al meglio le opportunità offerte dalla Sanità Digitale. E vincere la sfida.

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